Giovedì 5 Settembre 2024
NICOLA PALMA
Cronaca

L’ultrà dell’Inter e il rivale ucciso. Il capo curva: voleva farmi fuori lui. Ma la colluttazione resta un giallo

Le telecamere hanno ripreso il delitto: Beretta ha infierito su Bellocco con almeno 7-8 coltellate. Dubbi anche su chi abbia sparato e quanti colpi. Il movente: gli affari del negozio di merchandising.

L’ultrà dell’Inter e il rivale ucciso. Il capo curva: voleva farmi fuori lui. Ma la colluttazione resta un giallo

Le telecamere hanno ripreso il delitto: Beretta ha infierito su Bellocco con almeno 7-8 coltellate. Dubbi anche su chi abbia sparato e quanti colpi. Il movente: gli affari del negozio di merchandising.

Andrea Beretta era convinto che Antonio Bellocco volesse ucciderlo: "Ho saputo che qualcuno voleva farmi la pelle". E pare che i suoi timori fossero fondati. Per questo, potrebbe aver pensato di anticiparne le mosse. In due modi possibili. Il primo, da lui accreditato: portarsi dietro una pistola con matricola abrasa per reagire a un’eventuale aggressione da parte dell’uomo che, stando a quanto emerso, gli stava contendendo la leadership in Curva Nord, a dispetto della foto insieme non più tardi della sera prima al derby di calcetto coi cugini rossoneri. Il secondo: fare la prima mossa ed eliminare l’avversario prima che l’altro facesse lo stesso con lui.

L’omicidio del trentaseienne di Taurianova trapiantato nell’hinterland milanese, esponente di una delle ’ndrine più influenti della Piana di Gioia Tauro e condannato a 9 anni per associazione mafiosa, ha già un presunto colpevole, il capo ultrà nerazzurro Beretta, ma gli aspetti da chiarire restano tanti. Con due incognite a rendere ancor più imprevedibile lo scenario: i timori di vendette da parte del clan a cui apparteneva il morto e il terremoto negli equilibri di potere al secondo anello verde di San Siro. Partiamo dai nodi al centro dell’indagine dei carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, coordinati dai pm Sara Ombra e Paolo Storari e guidati dal colonnello Antonio Coppola. Uno, il più importante, riguarda la dinamica: cos’è successo nell’abitacolo della Smart di Bellocco? Il calabrese, che da poco più di un anno aveva iniziato a guadagnare terreno tra gli ultrà di fede interista, è andato a prendere Beretta alla palestra Testudo di Cernusco sul Naviglio per accompagnarlo in un posto: dai primi accertamenti, sembra che non fosse una stranezza, ma che fosse già capitato in altre occasioni.

Dopo essersi salutati nel centro sportivo, i due sono saliti sulla Smart: una telecamera ha ripreso l’auto andare in retromarcia e poi ripartire all’improvviso in avanti per fermarsi contro un’altra macchina in sosta. Tutto è avvenuto in quei secondi. Nelle dichiarazioni spontanee rese ai pm, Beretta ha riferito che Bellocco lo avrebbe minacciato di morte e che lui avrebbe risposto tirando fuori la semiautomatica dalla fondina ascellare per intimidirlo; nella colluttazione, il trentaseienne sarebbe riuscito a disarmarlo e a sparare, colpendolo tra anca e schiena. A quel punto, lui lo avrebbe accoltellato 7-8 volte tra gola e petto. Una dinamica che potrebbe essere compatibile coi primi esiti dei rilievi, nonostante alcune incongruenze come la posizione in cui è stata ritrovata la pistola (sotto il corpo di Bellocco, sul sedile lato guida), il caricatore fuori dalla macchina (Beretta ha detto che sarebbe caduto dopo il primo colpo) e l’assenza del colpo in canna.

L’altra ipotesi sostiene che sia stato Beretta il primo ad agire con la pistola in pugno e che, dopo essere stato disarmato, abbia colpito con la lama. E poi ce n’è una terza, secondo la quale Beretta potrebbe aver accoltellato Bellocco, per poi spararsi un colpo al fianco per simulare un’aggressione e accreditare la tesi della legittima difesa. Una cosa è certa: Beretta è uscito dalla Smart dal lato guida, passando sopra Bellocco, e poi è ritrovato dal lato passeggero, forse per sferrare altri colpi. Da accertare, invece, se qualcuno abbia alterato la scena, visto che in due si sono avvicinati all’auto dopo il raid killer. C’è pure un dubbio sul numero di proiettili esplosi, alimentati da una testimonianza che parla di due colpi (a fronte di un solo bossolo repertato), ma su questo potrebbe essere determinante l’autopsia sul cadavere del nipote del capobastone Umberto.

L’inchiesta si concentrerà anche sul motivo dello scontro tra capi: Beretta avrebbe fatto riferimento alle mire del rivale sugli utili del suo negozio di merchandising a Pioltello, ma l’impressione è che ci fossero ben altri interessi economici legati all’indotto "nero" del Meazza. Già, il Meazza. La morte di Bellocco e l’arresto di Beretta, portato ieri nel carcere di Opera, rischia di aprire una voragine ai livelli altissimi della Nord: chi ne prenderà il posto? Ieri il frontman della Curva Marco Ferdico (unico tra gli esponenti di spicco della Nord) ha dedicato un post all’amico Bellocco: "Non ti dimenticherò mai, sarai sempre la parte più bella di me. Per sempre Totò".