"I ragazzi sono entrati in ‘spiaggia’ senza acqua e col sole e in pochi minuti sono rimasti sorpresi dalle acque". Michele De Sabata, sindaco di Premariacco, è costretto anche a smontare "le stupidaggini". "Se ne leggono tante – scrive su Facebook –: se avessero conosciuto il fiume e il posto sarebbero scappati. Purtroppo hanno perso l’attimo e alcuni secondi dopo l’acqua ha preso velocità, tanta da non permettere di poter trovare il contatto né ai due volontari né a Cristian, che si è tuffato ed è subito tornato indietro dalle ragazze, né al pompiere che in un ultimo disperato tentativo si è tuffato". Solo la gente del posto conosce le bizze del Natisone, fiume anarchico che nasce dal versante sud del Montemaggiore, scorre per un tratto in Slovenia e poi si getta nel Torre, tributario dell’Isonzo. Già in condizioni normali ama dare spettacolo senza preavviso: si inabissa fino a 15 metri, perde la rotta in correnti imprevedibili, orchestra mulinelli che trascinano a fondo e incastrano qualsiasi cosa tra i massi della forra.
Ma questi sono tempi eccezionali, anomali come l’onda che ha travolto dopo un ultimo disperato abbraccio Patrizia Cormos, 20 anni, al secondo anno di studi all’Accademia di Belle Arti di Udine, l’amica Bianca Doros, 23, arrivata pochi giorni fa dalla Romania per far visita ai genitori, e il suo fidanzato Cristian Casian Molnar, 25enne, originario della Romania e residente in Austria. Quando venerdì mattina sono scesi nel greto per fare foto c’era il sole, l’acqua era bassa e calma e il Natisone scorreva placido per i fatti suoi. È facile fidarsi della natura quando sorride. E non preoccuparsi per gli avvallamenti creati dalle piene del passato, non vederli proprio. Hanno imboccato la stradina che scende verso la sponda, sfiora una piccola piattaforma e prosegue verso il ponte. Lì il livello si abbassa, poi risale: si sono ritrovati su una collinetta. Ma la collinetta è diventata isola, poi buco nero. Non potevano sapere. Alle 11.30 la portata d’acqua era ancora solo di 20 metri cubi al secondo, all’interno di un letto molto ampio. Alle 13, quando il gruppo si trovava già sul greto, i metri cubi al secondo erano diventati all’improvviso 135. Per toccare la cifra insostenibile di 250 metri cubi al secondo alle 15, quando erano già in corso le ricerche disperate e pericolose dei vigili del fuoco coi natanti e i sommozzatori. Alle 13.35 Patrizia, Bianca e Cristian sono raggiunti dalla piena e lanciano l’allarme in contemporanea ai passanti che assistono impotenti dal ponte. In pochi minuti la conca è piena d’acqua: "Non sarebbero mai riusciti ad attraversarla – dice un residente –, la corrente ormai era troppo impetuosa. Giustamente hanno chiesto aiuto e aspettato i soccorsi ma il livello si è alzato in pochissimi minuti prima che escogitassero un modo per agganciarli".
Una piena furiosa, ingestibile. Il terrore del naufrago sulla scialuppa che affonda: acqua alle caviglie, alle ginocchia. Poi quell’abbraccio memorabile, l’ultima difesa. Immagini terribili, in diretta e sui video che hanno fatto il giro del web, mentre le ricerche sono continuate per tutta la notte, via gli elicotteri e dentro i cani molecolari. "Ma niente – scrive in un altro post il sindaco di Premaricco –. Stiamo preparando un punto di ristoro al campo sportivo dove i soccorritori possono fermarsi a turno. Nessuno vuole mollare". È sempre il sindaco a comunicare il ritrovamento sull’argine della borsa col cellulare di Patrizia, quello da cui è partito l’sos al 112. Lo hanno individuato grazie al sistema Life Seeker che consente di agganciare la posizione delle celle telefoniche anche col dispositivo spento. Velocità dell’acqua, ipotermia: passano le ore e le possibilità di ritrovare vivi i dispersi si azzerano. I tre amici avevano deciso di fare una passeggiata rilassante, Patrizia aveva appena sostenuto un esame difficile in Modellazione in 3D e aveva accettato l’invito dell’amica. Il cielo era sereno dopo tante ore di pioggia, l’aria tersa. Malgrado l’allerta gialla e i cartelli che invitano a diffidare del brutto carattere del Natisone, aveva detto di sì.