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Ludovico Einaudi, compositore, il 23 novembre compirà 70 anni: è originario di Torino
Milano, 17 febbraio 2025 – Tutto è nato, assicura, da una suggestione inaspettata. Il viaggio nella memoria che Ludovico Einaudi si regala sulla soglia di quei 70 anni in arrivo a novembre è fatto di ricordi sgranati come le immagini virate nostalgia del vecchio Super 8 rubato dal videoclip di ‘Rose Bay’ per preannunciare l’uscita dell’ultimo album ‘The Summer Portraits’. "Su quella musica abbiamo provato a girare un video, ma alla fine la narrazione che ne affiorava era palesemente falsa" ammette il compositore piemontese, quarto artista italiano più ascoltato al mondo su Spotify. "Così mi sono ricordato di aver da poco digitalizzato alcuni filmini girati in vacanza da bambino e ho pensato di usare quelli, che combinati con la musica trasmettevano una grande verità". Nella pellicola compare pure suo padre Giulio.
"Papà amava essere cinico, ma in privato era una persona molto ironica ed emotiva. Probabilmente chi lo ricorda freddo e pungente non lo conosceva nella dimensione familiare".
Un aspetto del suo carattere che le ha passato col dna?
"Forse un po’ di quel ‘sense of humor’ che mi porto sottopelle. Sono uno a cui piace sorridere".
Da uomo di langa, com’è il mondo visto da Dogliani?
"La casa di famiglia è la calamita che mi riporta al centro di tutto. Anche se non potrei viverci in modo stanziale, perché ho bisogno pure del resto del mondo per alimentare la mia voglia di fare".
Suo nonno Luigi lasciò il Quirinale 196 giorni prima della sua nascita. Cosa ricorda di lui, secondo Presidente della Repubblica?
"Solo di essermi fatto cullare sulle sue ginocchia. Ma quando sono a Dogliani mi sembra di trovarlo ancora nel colore della terra, nelle sagome delle montagne, in una perfetta compenetrazione tra i luoghi in cui sono cresciuto e il ricordo delle persone care che mi porto dentro".
Passando da Presidente in Presidente, quando Ciampi nel 2005 l’ha nominata Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica, il più alto del nostro paese, cos’ha pensato?
"Anche se non sono molto sensibile alle lusinghe delle onorificenze, la cosa mi ha fatto molto piacere. Vent’anni fa ho chiuso quel piccolo stemma in un cassetto ed ancora lì".
A proposito di nonni. In Australia s’è messo sulle tracce del padre di sua mamma Wando Aldovrandi, direttore d’orchestra costretto dal fascismo ad emigrare a Sydney negli anni Trenta?
"Sono andato a vedere la casa in cui risiedeva a Dover Street, nel quartiere di Rose Bay, appunto. In fondo la passione per la musica mi arriva da quel ramo della famiglia. Non avendolo conosciuto, nonno Wando è sempre vissuto in me grazie ai racconti di mia madre Renata che, quando morì, andò alle esequie e se ne tornò dall’Australia due regali per me: un boomerang e un didgeridoo. L’anno scorso ho tenuto cinque concerti alla Sydney Opera House e, affascinato dal panorama della Baia che brillava oltre la finestra del camerino, mi sono messo al piano abbozzando di getto alcune idee musicali sulla memoria del telefonino. Il pezzo che ne è nato l’ho intitolato ‘Rose Bay’ proprio in memoria di nonno Wando".
Col padre editore, aveva un salotto di casa molto ben frequentato. Personaggi eccezionali conosciuti su quel divano?
"Innanzitutto, Italo Calvino, che a Torino abitava nel nostro stesso palazzo e consideravo quasi uno zio. Ogni tanto passava pure Susan Sontag, donna di grandissimo fascino. Molti anni dopo, ai Fori Imperiali, ho avuto modo di accompagnarla al pianoforte durante una lettura. È stato il nostro ultimo incontro".
Tredici “ritratti musicali” li ha messi pure in ‘The Summer Portraits’, registrato in parte negli studi di Abbey Road e in parte proprio nel suo studio di Dogliani.
"L’idea m’è venuta in vacanza, quando ho affittato una bella casa in un angolo appartato dell’Isola d’Elba con vista sull’Isola di Montecristo adagiata in lontananza tra le onde, trovandoci dentro una collezione di 30-40 dipinti floreali ad olio realizzati da una signora che negli anni Cinquanta trascorreva lì le sue estati. Davanti a quelle tavole mi sono tornate in mente le mie vacanze di bambino alla scoperta del mondo; visioni, sapori, profumi che a quell’età ti restano dentro per sempre, divenendo la ‘reference’ di tutto ciò che vedrai e proverai poi. Insomma, una stagione decisiva della vita su cui ho pensato di riflettere nel disco lasciandomi prendere la mano dalla musica e dal ricordo".
Memorie ondulate dal tempo che a settembre scivolano pure tra le pagine della biografia critica ‘Ludovico Einaudi (1955) - La musica, le origini, l’enigma’ firmata dal giornalista Enzo Gentile. Potendo aggiungerci un capitolo, cosa scriverebbe? "Ho ancora tanta immaginazione da sfruttare, tanti sogni nel cassetto. Mi piacerebbe soffermarmi, ad esempio, sulla passione che ho per quelle istallazioni capaci di creare un forte impatto tra natura, architettura e suono".
Un luogo inesplorato dove portare la sua musica?
"Recentemente in Arabia Saudita ho compiuto un volo in mongolfiera e lì in alto ho avuto una incredibile percezione del silenzio, dello spazio e del tempo. Cosa che m’ha fatto carezzare il sogno di un concerto sospeso, su piattaforme appese a palloni aerostatici che si muovono nell’aria, oppure un palco un po’ più tradizionale con un suono però amplificato da casse acustiche che fluttuano nel vuoto sopra le teste degli spettatori".