perugia, 16 giugno 2019 - C’è un Cd. Un cd conservato nella cassaforte di Palazzo dei Marescialli che poteva contenere le accuse contro Paolo Ielo. Atti segreti che l’ex ministro Luca Lotti voleva "far arrivare" direttamente al Quirinale per portare avanti la campagna di delegittimazione della gestione Pignatone alla procura di Roma che l’aveva inquisito sul caso Consip e far passare la nomina del procuratore generale di Firenze, Marcello Viola a scapito di Giuseppe Creazzo e Franco Lo Voi. "Allora vi ripongo la domanda... cosa deve arrivare al presidente della situazione di Roma..." chiede Lotti. Gli risponde Luigi Spina, il consigliere del Csm indagato da Perugia per rivelazione di segreti d’ufficio e favoreggiamento per aver spifferato a Palamara l’iscrizione a suo carico per corruzione a Perugia.
L’uomo che insieme agli altri togati del Csm prendeva parte alle riunioni in notturna registrate grazie al trojan installato sul cellulare dell’ex presidente dell’Anm: "... poco perché formalmente noi ancora poco sappiamo perché c’è quel cazzo di Cd che sta in cassaforte...". Qualche attimo prima, alle 00.20 del 9 maggio, sempre Lotti aveva sostenuto di essere andato da Mattarella: "Io ci sono andato e ho detto Presidente la situazione è questa e gli ho rappresentato quello che voi mi avete detto più o meno, cioè Lo Voi...".
Lotti ieri ha confermato l’incontro, smentito dal Quirinale ("è falso"). Ma torniamo a maggio: è notte fonda nell’albergo di Roma dove si svolge l’incontro delle polemiche tra Palamara, Lotti, Spina, il deputato Pd Cosimo Ferri e quattro consiglieri del Csm (Corrado Cartoni, Antonio Lepre, Gianluigi Morlini e Paolo Criscuoli) ai quali la procura generale della Cassazione ha già inviato l’atto di incolpazione. Lotti scalpita. "La roba di... di... che c’è in prima (Commissione ndr), Luca... su Roma... è pesante... sia il Qurinale, sia David (Ermini, ndr) lo vogliono affossare". E aggiunge: "Io non è che ce l’ho... non è che ce l’ho a morte perché... è su di me". Ma "nulla mi toglie dalla testa che c’è stato uno scambio sulla nostra pelle Luca... la mia soprattutto e la nostra intesa come (inc)". Secondo l’ex ministro "Ielo ha detto a Pignatone... tu lasciami stare su questa roba, io te mando avanti Consip".
Ovvero gli atti inviati a Perugia contro Palamara, nell’ambito dell’indagine sull’imprenditore Fabrizio Centofanti, in cambio di Consip. La rivelazione dell’iscrizione di Palamara ha fatto scattare una caccia alle streghe. Nelle conversazioni si susseguono accuse, veleni e probabilmente una buona dose di millanterie. "Ma tu la bastonata, tu giustamente dici, a te t’hanno ammazzato sulla vicenda Consip... a me sai benissimo quello che ho sofferto con questa cosa... la fortuna che cosa ha voluto? Che uscisse fuori Stefano nel momento giusto". Il riferimento è a Stefano Fava, pm di Roma che ha già depositato un esposto contro Ielo al Csm e vorrebbe inviarlo anche alla procura di Perugia. Una possibile arma in mano a Palamara. "Tu forse non hai capito – dice sempre rivolto a Lotti – ... lui li vuole denunciare penalmente (a Pignatone e Ielo)... intanto gli rompi il cazzo... io mi acquieterò quando Pignatone mi chiamerà e mi dirà che cosa è successo perché la vicenda Consip la so io... il rapporto con lui... lui si è seduto a tavola con te... lui ha voluto parlà con Matteo... lui ha voluto fa quelle cose... lui crea l’affidamento... mi lascia con il cerino in mano a me. Io mi brucio... loro si divertono".
Nel mirino della coppia Lotti-Palamara infatti ci sono i procuratori di Perugia (Luigi De Ficchy) e Roma (Pignatone). "Non aver paura di niente – lo rassicura il magistrato – loro sono palloni gonfiati punto". Lotti: "Che pure c’hanno fatto male". È allora che Palamara fa riferimento all’inchiesta sull’ex sottosegretario leghista Armando Siri, indagato per corruzione dalla procura di Roma. "La vicenda Siri (inc) fidate! ... perché in condizioni... Siri veniva arrestato in condizioni normali! ... De Vito (ex presidente grillino dell’Assemblea capitolina) è stato arrestato per molto meno!... è una trattativa che vogliono fare con Salvini fidati... io non mi sbaglio". Lotti non sembra convinto: "Rischierebbero troppo Luca". Palamara: "E perché non viene arrestato Siri?". Lotti: "Non c’erano le condizioni (inc) mi piace spiegarla così". Palamara: "Vabbè vediamo".