Furci Siculo (Messina), 21 luglio 2024 – Lorena Quaranta uccisa dal fidanzato “stressato dal Covid” – per questo la Cassazione tra le polemiche ha annullato la condanna all’ergastolo e ha rinviato il processo alla Corte d’Assise d’appello di Messina – ti viene incontro nella foto in camice, la mascherina leggera, la cuffia in testa. Tre parole e un cuore per raccontare perché si trova lì, in una corsia d’ospedale in piena pandemia: “Il mio posto”.
La passione e il lavoro in ospedale
Quello scatto, scelto anche come ‘copertina’ del suo account Facebook,
è datato 8 agosto 2019. L’ultimo post risale a pochi giorni prima di morire, era il 27 marzo 2020 e la studentessa di Medicina che stava per laurearsi scrive solo un aggettivo, “inaccettabile”. E lo scrive tutto maiuscolo, per commentare la notizia che posta, l’elenco dei dottori uccisi dal virus, 41, c’è la rivolta e c’è la richiesta di ‘mascherine vere’. Sembrano ricordi da un altro mondo, eppure era solo ieri. Erano i giorni dei medici e degli infermieri trattati da eroi e della protezioni che non si trovavano.
Chi era Lorena Quaranta
Lorena era nata a Favara (Agrigento). Era ormai prossima alla laurea nell'ateneo di Messina. Ma a qual traguardo non è mai arrivata. Il fidanzato Antonio De Pace, infermiere calabrese, l’ha strangolata il 31 marzo 2020. Dopo la sentenza della Cassazione il processo tornerà alla Corte d’Assise d’appello di Messina. Fuori dai ragionamenti in punta di diritto restano il dolore e lo sgomento di una famiglia, di chi voleva bene a questa giovane donna dai grandi occhi chiari che stava costruendo il suo futuro.
I commenti sui social
“Abitava vicino casa mia, sono rimasta sconvolta, a volte guardo quelle case in alto e la penso, una bellissima ragazza, ora un angelo, devono buttare le chiavi della cella e farlo marcire in prigione”, uno dei commenti sui social. Ma il processo è ancora tutto da decidere.