Martedì 24 Dicembre 2024
GIOVANNI PANETTIERE
Cronaca

L’ora X di religione. Chiesa tra facoltà e obbligo: "Pronti al passo indietro"

Cresce il numero degli studenti che scelgono di non frequentare le lezioni. Sul tavolo l’ipotesi di lezioni che riguardino tutte le fedi, non solo la cattolica

Religione a scuola

Religione a scuola

Roma, 25 novembre 2024 – Per qualcuno era una noia mortale, un’imposizione dei genitori in un’Italia, quella degli anni ‘90, sempre meno dalla sana e robusta costituzione cattolica; per altri, l’ora di religione, lodevoli eccezioni a parte, rappresentava un mero aggiornamento della dottrina frequentata da bambini. Questo era più che è oggi l’Irc (Insegnamento della religione cattolica), dal momento che la materia negli istituti scolastici pubblici sta vivendo il suo tramonto strutturale, progressivo ed ineludibile tale da spingere la stessa Chiesa a ripensarla. Anche a costo di compiere un clamoroso passo indietro, rinunciando allo stesso insegnamento.

Introdotta nel 1929 con il Concordato fra Stato e Santa Sede prima di essere sottoposta a restyling nel 1984 tramite la revisione concordataria che da obbligatoria l’ha resa facoltativa, l’ora di religione ha conosciuto dal 1998 ad oggi una disaffezione del 10%. I dati sono quelli diffusi dalla Conferenza episcopale italiana che, attraverso le sue 223 diocesi, nomina i docenti da mettere in cattedra, di concerto con le autorità scolastiche. Nell’anno 2022/23, circa 6,8 milioni di studenti, pari all’84% del totale, hanno scelto di frequentare l’ora di religione. La geografia del restante 16%, i cosiddetti non avvalentesi, cambia da regione a regione, nonché da ordine e grado degli istituti: si va dal 23% del nord Italia al 3,7% del sud, si sale dall’11,9% della primaria al 22% della secondaria di secondo grado.

Un’indagine pubblicata da You Trend, relativa all’anno 2020-2021, rivela che chi alle superiori sceglie di uscire durante l’Irc è il 16,1% degli allievi dei licei, il 22,8% di chi frequenta un istituto tecnico e il 23,5% di coloro che vanno al professionale. Anche tra gli studenti dei licei il quadro non è uniforme: i non avvalentesi sono il 14,3% nei Classici, il 15,7% degli Scientifici e il 28,4% negli Artistici.

I numeri raccontano un cambio di paradigma sociale anche rispetto a quarant’anni fa, quando è stato stipulato il Concordato in vigore. Inutile crogiolarsi su una maggioranza di avvalentesi in via di erosione, lascia intendere il vescovo Derio Olivero, presidente della Commissione episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso della Cei, che, su La rivista del clero italiano, ha di recente pubblicato un saggio nel quale prospetta un nuovo statuto dell’ora di religione. "Nel 1984 lo Stato riconosceva il valore della cultura religiosa e i principi del cattolicesimo come parte integrante del ‘patrimonio storico del popolo italiano’ – sottolinea il presule –. A differenza del ’29, l’insegnamento della religione non era più inteso come ‘fondamento e coronamento’ del sistema scolastico. Il clima era cambiato, ma nel frattempo è mutato ancora. Viviamo un inedito pluralismo religioso e una post secolarizzazione che, se non si traduce in una ripresa delle pratiche religiose tradizionali, evidenzia dinamiche di ricerca spirituale imprevedibili".

In questo contesto sfaccettato anche la presenza ecclesiale nella scuola andrebbe e potrebbe essere riconsiderata. Da qui la proposta del ministro dell’Ecumenismo e del Dialogo della Cei. "Non più un’ora di religione cattolica, facoltativa, quanto piuttosto un insegnamento obbligatorio del fenomeno religioso in chiave plurale per abilitare lo studente a diventare un cittadino capace di meglio comprendere la società in cui si trova – spiega il vescovo Olivero –, favorendo uno spirito ecumenico verso chi professa altre confessioni cristiane, altre fedi così come verso i nones, cioè chi non appartiene ad alcuna religione". La Chiesa cattolica così "potrà fare un passo indietro, rinunciando a uno spazio che le spetta di diritto per far fare alla società un passo avanti. Il pluralismo religioso, inteso come tema educativo, aiuta a ripensare la laicità in termini inclusivi più che eslusivi o per sottrazione".

La questione di un nuovo statuto dell’ora di religione dovrebbe essere discussa all’assemblea generale della Cei a novembre 2025. Ad oggi la rinuncia non sembra così scontata, meno controversa l’ipotesi di una rinuncia della Cei a selezionare i docenti di religione. Ma qualcosa si muove, la proposta è sul tavolo. E c’è un anno di tempo per acquisire la maggioranza dei vescovi votanti in assise.