Mercoledì 3 Luglio 2024
LUCA
Cronaca

Lontano dagli assalti di massa. Troppi musei ignorati, Parigi insegna

All’Italia manca un catalogo completo del patrimonio artistico e culturale come il francese Mobilier National. I sottovalutati: dal museo Bandini di Fiesole alla Pinacoteca Nazionale di Bologna fino al Pitrè di Palermo.

di Luca

Scarlini

Patrimonio: questo sconosciuto, o almeno questa realtà poco nota al grande pubblico.

Già, perché in Italia manca decisamente quello strumento fondamentale chiamato Mobilier National, un completo catalogo dei beni (a Parigi si trova presso la fabbrica degli arazzi dei Gobelins), per comprendere cosa possiede una nazione che, secondo il sentire comune, ha il maggiore deposito di opere dall’antichità al presente.

Il risultato è che ci sono musei e palazzi presi d’assalto dalle masse turistiche (Uffizi, Palazzo Ducale a Venezia, Colosseo) e altri che restano solitari per motivi diversi. In una situazione di assalto frontale ai monumenti, viene anche da domandarsi se sia un bene parlare di certi luoghi meno visitati, o non sia il caso di tenerli segreti, ma infine tutto ciò che appartiene al pubblico fa parte dell’identità nazionale, né più né meno del paesaggio e delle spiagge, spesso altrettanto esposte a un numero ingestibile di presenze.

La natura stessa delle collezioni suscita questioni: esse possono essere comunali, statali, private delle università.

Quelle che appartengono direttamente alle città si scontrano con la questione eterna delle risorse limitate: le aperture sono connaturate alla presenza del personale e alle scelte politiche della municipalità, che spesso pongono la cultura in fondo alle scelte dell’amministrazione. Impossibile, a meno di non scrivere un’enciclopedia, mappare tutte le situazioni, compaiono quindi qui alcune storie che illustrano situazioni ricorrenti.

A Fiesole lo squisito Museo Bandini, collocato praticamente accanto al Teatro Romano, offre opere tre-quattrocentesche raccolte dal canonico Angelo Maria Bandini, tra i primi a rivalutare l’arte dei primitivi italiani. La vicinanza al monumento archeologico visitatissimo (e utilizzato dal 1911 per spettacoli ogni estate) fa sì che poche siano per solito le presenze nella collezione. L’immagine della città è quella dell’eredità etrusca di cui scriveva all’alba del Novecento D. H. Lawrence, o della classicità, che ha attratto sulle colline i maggiori architetti del Novecento, da Frank Lloyd Wright a Giovanni Michelucci, il tempo tra Medioevo e Rinascimento è associato maggiormente ad altri luoghi.

La Pinacoteca Nazionale di Bologna ha una collezione prestigiosa, con opere di Giotto, Raffaello (memorabile la sua Santa Cecilia, sulla cui leggenda è stata fondata l’estetica romantica da Wackenroder alla fine del ‘700), i Carracci, Guido Reni (memorabili il Sansone vittorioso e il severo ritratto della madre), e Giuseppe Maria Crespi, detto lo Spagnolo, con le notturne scene di città che sarebbero piaciute a Goya. Qui forse gioca la vicinanza con Firenze, mentre a Palermo lo strepitoso Museo etnografico Pitrè, chiuso per anni, sconta la sua natura di collezione specialistica.

Ca’ Pesaro, a Venezia, ospita, oltre a una notevolissima selezione tra ‘800 e ‘900, il meraviglioso Museo Orientale, appollaiato all’ultimo piano, con vista mirabile sui tetti. La collezione racconta anche una storia di relazione tra la Serenissima e il Sol Levante, dalla presenza nel ‘600 di Ito Mancio e degli altri delegati giapponesi in viaggio verso il Papa, a Carlo Scarpa.

Esempi di una complessità enorme, che si scontra oggi con gli assalti dellovertourism e non riesce a mutare un itinerario di visioni, che rimane in sostanza quello delle guide Baedeker dell’Ottocento.