Martedì 10 Settembre 2024

L’omicidio di Pierina. Killer ripreso dal video: la t-shirt come prova regina: "La indossava quella sera"

Riesame, battaglia legale nell’udienza per la scarcerazione di Dassilva. L’impianto accusatorio della Procura punta sul filmato della farmacia. La difesa: "Immagini troppo sfocate". E i giudici si riservono di decidere.

L’omicidio di Pierina. Killer ripreso dal video: la t-shirt come prova regina: "La indossava quella sera"

Tra gli atti depositati al Riesame c’è anche il video che inquadrerebbe l’omicida

di Lorenzo Muccioli

e Francesco Zuppiroli

RIMINI

Un braccio di ferro durato più di sei ore. Da una parte la Procura di Rimini, con in testa il pm Daniele Paci. Dall’altro il pool difensivo, rappresentato dagli avvocati Riario Fabbri e Andrea Guidi. In mezzo lui: Louis Dassilva, 34 anni, in carcere dal 16 luglio scorso in quanto accusato dell’omicidio di Pierina Paganelli, massacrata a Rimini il 3 ottobre scorso con 29 coltellate. La posta in gioco è alta: l’udienza che si è svolta ieri davanti ai giudici del Riesame di Bologna deve infatti decidere sulla sussistenza delle esigenze cautelari. In altre parole: se il 34enne potrà tornare in libertà (magari ai domiciliari con braccialetto elettronico) o se dovrà rimanere ancora in carcere. Per il momento, i giudici del Riesame si sono riservati la decisione (attesa per oggi).

Ieri, intanto, accusa e difesa hanno dato vita ad uno scontro "senza esclusione di colpi". Da parte degli inquirenti, c’è stata anzitutto la produzione di nuovi elementi. Il primo è una maglietta da lavoro di Dassilva sequestrata dagli agenti della squadra mobile nella ditta in cui il senegalese lavora come metalmeccanico. Secondo la tesi dell’accusa, la maglietta potrebbe corrispondere a quella indossata dal soggetto presente nel video della cam numero 3 della farmacia di via del Ciclamino, che alle 22.17 del 3 ottobre (pochi minuti dopo l’omicidio) immortala una figura dirigersi verso i palazzi. Per gli inquirenti, quella sagoma – per altezza, corporatura, andatura e rotazione della spalla – corrisponderebbe proprio a Dassilva. Altro elemento è rappresentato da un paio di occhiali da lavoro con lenti trasparenti, prelevati dalla Scientifica. La Procura ha posto il focus sui cellulari di Dassilva e sui contatti di questo con Manuela Bianchi, la nuora di Pierina con cui il senegalese aveva una relazione sentimentale.

Gli inquirenti hanno sottolineato come la storia d’amore tra i due – ritenuta la causa scatenante del delitto – fosse continuata anche dopo l’omicidio, addirittura fino a 10 giorni prima che Dassilva fosse arrestato, a testimoniare un forte legame sentimentale dell’uomo nei confronti della donna. A loro volta gli avvocati del metalmeccanico 34enne hanno messo sul piatto una grande mole di documenti, presentato gli esiti di indagini investigative e perizie che direbbero "tutto il contrario rispetto alle conclusioni compiute dagli investigatori".

Nel mirino c’è soprattutto il filmato della farmacia, considerato la "prova regina" dagli inquirenti: per i legali le immagini sono troppo sfocate e "Dassilva non è l’ignoto che appare nel video e di conseguenza non è il killer". "Nessuno degli elementi portati dalla Procura – aggiungono gli avvocati – ci ha sorpreso, nulla di nuovo ed eclatante". Nemmeno la t-shirt e gli occhiali da lavoro: "Non è corretta questa ipotesi, non sono questi gli elementi nuovi emersi. Noi al termine dell’udienza abbiamo richiesto la completa scarcerazione del nostro assistito o l’attenuazione della misura restrittiva". E Louis? "Dassilva nel corso dell’udienza è rimasto fiducioso su quanto verrà deciso dal Tribunale del Riesame, pur conservando la tensione del momento". I legali hanno inoltre aggiunto che Dassilva, nonostante un voucher aperto per un biglietto aereo in Senegal e parenti in Francia che potrebbero ospitarlo, non ha lasciato l’Italia pur sapendo di essere indagato.