Venerdì 21 Febbraio 2025
GIULIA BONEZZI
Cronaca

Lombardia, primo suicidio assistito: “Vita breve ma amata all’infinito”. L’addio di Serena scuote la Regione

Affetta da sclerosi multipla, la donna era paralizzata: “Patologia irreversibile con sofferenze insopportabili”. Le commissioni, il kit all’Asst e l’anestesista di Welby. Fontana: regole rispettate. Ma FdI annuncia un’interrogazione

Marco Cappato (al centro) durante un flash mob per la legge regionale sul fine vita poi bocciata dal Consiglio lombardo

Marco Cappato (al centro) durante un flash mob per la legge regionale sul fine vita poi bocciata dal Consiglio lombardo

Milano – “La mia breve vita è stata intensa e felice, l’ho amata all’infinito e il mio porle fine non ha significato che non l’amassi”. L’ha voluto chiarire Serena, nome di fantasia, nel suo messaggio affidato all’associazione Luca Coscioni.

È morta a cinquant’anni, qualche settimana fa, nella sua casa da qualche parte in Lombardia, con il suicidio assistito. Da trent’anni viveva con la sclerosi multipla, che “ho affrontato con rispetto e dignità. Quando però cominci a sentire la sofferenza, oltre che fisica, dentro l’anima, capisci che la tua anima deve essere rispettata”. Era paralizzata Serena, “dipendente da trattamenti di sostegno vitale” oltre che affetta da “patologia irreversibile” e “sofferenze fisiche o psicologiche” da lei “ritenute intollerabili”; e “capace di prendere decisioni libere e consapevoli”: tutte e quattro le condizioni stabilite nel 2019 dalla sentenza della Corte Costituzionale sul caso Cappato-dj Fabo che, nel chiedere (inutilmente) al Parlamento di colmare il vuoto legislativo, ha legalizzato il suicidio assistito in Italia.

Serena è stata l’undicesima persona ad ottenere il via libera dalle autorità sanitarie e la sesta ad avervi effettivamente accesso, ma la prima in Lombardia. Prima di lei, su sette persone che in sei anni Marco Cappato e altri 12 disobbedienti avevano dovuto accompagnare in Svizzera, ben quattro erano lombarde. L’ultima la mantovana Ines, anche lei poco più che cinquantenne e malata di sclerosi multipla, la scorsa estate, dopo aver atteso per due mesi e mezzo il via libera dall’Asst competente. S

erena ha dovuto aspettarne nove: aveva chiesto di verificare le sue condizioni a inizio maggio 2024, ricostruisce l’associazione Coscioni; l’Asst, acquisito il parere del comitato etico, le ha comunicato il possesso dei requisiti a fine luglio; a novembre l’ha informata che doveva essere il suo medico di fiducia a indicare il farmaco letale e la metodica per l’autosomministrazione, cosa che è stata fatta; dopo un sollecito, a dicembre la commissione di esperti e poi il comitato etico hanno confermato l’idoneità e “l’azienda sanitaria la fornitura del farmaco”, ma non la disponibilità di un medico per assisterla.

Così ci ha pensato l’anestesista Mario Riccio, che già nel 2006 aveva aiutato Piergiorgio Welby, e nel giorno di gennaio scelto da Serena, è andato a ritirare il kit all’Asst. “Abbiamo seguito il dettame della Corte Costituzionale - conferma l’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso –. Una sentenza della Consulta diventa un diritto costituzionalmente acquisito. Noi abbiamo creato un comitato tecnico composto” tra gli altri “da Giovanni Canzio” e “alcuni scienziati tra cui Alberto Mantovani e Alberto Zangrillo. Loro hanno indicato le sequenze operative e il comitato etico ospedaliero creato per quel caso ha dato indicazioni e seguito la persona”, ha spiegato l’assessore, rivendicando che “abbiamo dimostrato che anche senza una legge il dettame costituzionale può essere seguito”.

Al contrario, per Cappato e Gallo “con la nostra legge d’iniziativa popolare ‘Liberi subito’ Serena avrebbe potuto seguire una procedura chiara invece di una corsa a ostacoli di 9 mesi. Regione le ha fornito l’aiuto medico per la morte volontaria perché era suo dovere”, e questo per l’associazione sconfessa “l’irresponsabile decisione del Consiglio regionale di dichiararsi incompetente”. Lo scorso novembre, il Pirellone aveva affossato così il progetto di legge regionale appena approvato in Toscana, su proposta di Matteo Forte, ciellino doc approdato in FdI. Che ora annuncia un’interrogazione all’assessore Bertolaso per chiedergli conto del fatto che il farmaco letale sia stato fornito a Serena (come previsto) dalla sanità pubblica.

“Incredibile”, commenta il capogruppo del Pd Pierfrancesco Majorino, sottolineando la faglia in maggioranza: tre mesi fa, in quel voto a scrutinio segreto, il centrodestra contò sei dissidenti, tra i quali secondo indiscrezioni mai smentite il governatore leghista Attilio Fontana, che aveva già indicato sul tema “libertà di coscienza”. A Cappato e Gallo che ora gli chiedono “un atto di Giunta, come preannunciato da Luca Zaia in Veneto”, Fontana ribadisce però che “è necessaria” una legge nazionale.