Il Cts si spacca sulle misure da mettere in campo per il Natale, mentre il governo (altrettanto diviso) aspetta di capire, attraverso il dibattito di oggi al Senato, su quale maggioranza potrà contare nel caso sia necessario prevedere chiusure drastiche durante le festività, sul modello tedesco, ma non solo. "Dalle giornate prefestive in poi, fino al 6-7 gennaio, pensiamo sia più utile per tutti chiudere il più possibile – incalza il ministro Boccia –. È una posizione, quella mia e di Speranza, che vogliamo condividere con le Regioni. Se la domanda è ‘si fa il cenone di Natale’, la mia risposta è no".
Dpcm Natale: cosa può cambiare per spostamenti e coprifuoco
Opinioni, al momento. Perché la politica – soprattutto a livello di esecutivo – attendeva ‘lumi’ della scienza prima di varare un nuovo dpcm con dentro un eventuale nuovo lockdown, ma questi ‘lumi’ non sono arrivati. O meglio: il Cts si è spaccato, ieri sera, proprio sul tema delle possibili chiusure. I tre direttori generali del ministero della Salute, Achille Iachino, Andrea Urbani e Giovanni Rezza non hanno firmato il verbale finale, evidenziando la spaccatura sulla decisione di non indicare misure specifiche e di fatto rinviando alla politica la responsabilità di prendere decisioni drastiche e profondamente impopolari.
Dpcm e Natale, riunione tesa del Cts
Gli scienziati, a quanto si è appreso, hanno condiviso la linea del rigore dopo gli affollamenti di strade e piazze nel fine settimana. E per questo hanno dato parere favorevole a misure restrittive per impedire alla curva dei contagio di impennarsi di nuovo. È solo che non hanno indicato la lista dei luoghi dove intervenire. È stato il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, a sottolineare i rischi di assembramenti "nei posti dove si abbassa la mascherina", quindi bar, ristoranti e negozi. Più in generale sono stati chiesti interventi per impedire assembramenti, ma nulla di specifico in più rispetto a quanto già previsto nel Dpcm del 3 dicembre.
Insomma, quella ‘luce’ della scienza che, a detta degli addetti ai lavori, avrebbe dovuto indicare la strada al governo nel buio della seconda ondata e per evitare la terza, ieri è rimasta flebile, quasi impercettibile.
Questa mattinata dunque, l’atteso confronto tra governo e Regioni per mettere ‘a terra’ le misure prima che scatti un’Italia tutta tinta di giallo partirà, di fatto, da un foglio con dentro solo tre punti, tutti da ‘riempire’. Ovvero, potenziamento dei meccanismi di controllo per garantire le norme in vigore con il coinvolgimento "massivo" delle forze dell’ordine. Quindi, si dovrà evitare l’aggregazione incontrollata delle persone, sia nei luoghi aperti al pubblico che a domicilio. Infine, si suggerisce che la zona gialla (nella quale saranno praticamente tutte le regioni da sabato 20), non sarebbe sufficiente.
Si vuole, dunque, un nuovo lockdown in tutta Italia tra Natale e Capodanno? Nessuno lo dice esplicitamente e il Cts non ‘indica’, rinviando tutto sul tavolo del governo. Ieri, nell’orbita dell’esecutivo si parlava di istituire una sorta di zona ‘arancione’ rafforzata, ovvero chiudere i bar e i ristoranti e per alcuni giorni festivi ‘serrare’ anche i negozi, ma "non è facile - osservava un ministro - dire agli italiani che a Natale non devono neanche salutare i parenti e tapparsi in casa". In serata è lo stesso Conte E in serata è lo stesso premier ad annunciare il "piano per le festività natalizie" con un "ritocchino" che porterà a "qualche misura ulteriore".
A pungolare il governo su un terreno fin troppo viscido ovviamente Renzi, che continua a sollecitare il governo a decidere in modo chiaro: "Bisogna avere una posizione e mantenerla, non cambiarla ogni tre giorni dicendo ‘Chiusura!’, poi ‘No, ci si potrà muovere fra comuni!’ ed infine ’No, zona rossa in tutta Italia!’". Italia Viva ha deciso di passare all’azione presentando in Senato una sua mozione, in vista del dibattito (con successivo voto) che si svolgerà oggi. I renziani impegnano il governo a valutare eventuali nuove misure restrittive, o l’allentamento delle misure già previste per il periodo natalizio e, in particolare, per i ‘superfestivi’, solo sulla base di dati scientifici certi. Una ‘trappola’ per Conte, dopo che il Cts, come si diceva, si è spaccato.