Le richieste della Procura di Palermo erano ben più pesanti, dai 10 ai 12 anni di reclusione. E, invece, grazie alle attenuanti generiche, i sei stupratori del Foro Italico di Palermo hanno avuto uno sconto di pena di oltre un terzo. Per quattro di loro – Angelo Flores, Gabriele Di Trapani, Christian Maronia ed Elio Arnao – 7 anni di reclusione. Cristian Barone condannato a 6 anni e 4 mesi, mentre Samuele La Grassa, che non avrebbe partecipato alla violenza ma si sarebbe limitato a guardare, starà dentro per 4 anni. Un settimo stupratore, Riccardo Parrinello, unico minorenne coinvolto, è stato condannato a 8 anni e 8 mesi, con la sentenza d’appello confermata pochi giorni fa. La vicenda, drammatica e violenta, risale alla notte tra il 6 e 7 luglio 2023, quando la diciannovenne Asia, una ragazza di Ballarò, incontra il suo ex Angelo Flores. Il quale prima la spinge a tracannare cicchetti, poi insieme a un gruppo di altri sei "amici" la trascina in un cantiere semiabbandonato del Foro Italico dove a turno la violentano. Flores addirittura riprende lo stupro con lo smartphone. "Siamo arrivati al Foro Italico e vi era un’apertura e mi hanno fatto entrare lì. Dopo che mi hanno spogliato…", così inizia il racconto dello stupro durato un’ora. "Era consenziente, le piaceva. Poteva chiedere aiuto ai passanti, ma non l’ha fatto", si sono difesi in aula gli autori della bestiale violenza. Ma la seconda sezione del tribunale, presieduta da Roberto Murgia, non ha dato credito alle loro ricostruzioni, facendo pesare i video da cui si evince che più volte Asia abbia cercato di sottrarsi al ‘branco’.
Prima che i giudici entrassero in camera di consiglio Barone, in videocollegamento dal carcere in cui è detenuto da un anno e mezzo, ha chiesto scusa per non aver fatto nulla per aiutare la vittima. "Chiedo una sentenza giusta. Giudicatemi per quel che ho fatto, non per ciò che non ho fatto", ha detto.
Il verdetto è arrivato dopo tre ore di camera di consiglio. Duro come era prevedibile vista la mole di prove che la Procura aveva raccolto, ma non severo come aveva sollecitato l’aggiunta Laura Vaccaro. Bisognerà ora leggere le motivazioni. Ma è certo che non si distaccheranno molto da quelle della corte d’Appello che ha condannato Parriniello, sottolineando che aveva "consapevolezza della sopraffazione fisica conseguita dal gruppo e della entità del pregiudizio cagionato alla vittima, dell’accanimento dimostrato pur a fronte della tragica condizione della giovane, stremata tanto da perdere ripetutamente i sensi". Ovvero i sette sapevano bene di accanirsi contro una donna sola, indifesa e che non voleva un rapporto di gruppo. Una verità più volte ribadita da Asia anche in televisione. Una cosa che non è piaciuta ai parenti degli imputati che l’hanno più volte minacciata, arrivando a descriverla come una "ragazza borderline che ha bisogno di sentirsi viva ricercando esperienze estreme". Parole a cui la corte non ha dato credito.