Martedì 24 Dicembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Lo sfogo del coach Nba: la colpa è dei senatori

"Non si può andare avanti così, è ora di fare qualcosa, ma a Washington si voltano dall’altra parte". Già in primo piano nella lotta al razzismo, l’Nba fa sentire la sua voce anche contro il proliferare incontrollato delle armi negli Usa. La denuncia ha il volto rigato di lacrime del coach dei Golden State Warriors, Steve Kerr, che ha pronunciato frasi durissime. "Oggi qualsiasi domanda sul basket non ha importanza – ha esordito Kerr nella conferenza stampa prima del match dei playoff tra la sua squadra e i Maverick a Dallas, città che dista qualche centinaio di chilometri da Uvalde –. Negli ultimi dieci giorni, abbiamo avuto anziani neri uccisi in un supermercato a Buffalo, abbiamo avuto fedeli asiatici uccisi nel sud della California, ora abbiamo bambini uccisi a scuola. Quando faremo qualcosa? Sono stanco, davvero stanco di fare le condoglianze alle famiglie devastate che sono là fuori". Kerr – che nel 1984, quando aveva 18 anni, perse il padre, rettore dell’università di Beirut, assassinato da estremisti islamici – ha riservato le critiche più dure ai membri del Senato Usa che si sono rifiutati di votare una legge che imponga controlli più severi sui precedenti per i possessori di armi: "Il 90% degli americani vuole controlli più stringenti. Invece siamo tenuti in ostaggio di 50 senatori a Washington che si rifiutano persino di mettere il provvedimento ai voti".

Basta con le stragi di bambini con armi da fuoco: il premio Oscar Matthew McConaughey, che è nato a Uvalde in Texas, ha definito l’ultimo massacro nella sua città natale, come il prodotto di "una epidemia che possiamo controllare".