Giovedì 6 Febbraio 2025
NINO FEMIANI
Cronaca

Lo chef dei vip faceva il pusher I pm: cocaina anche all’ex ministro "Miccichè arrivava con l’auto blu"

L’ordinanza: l’ex senatore (non indagato) usava anche il lampeggiante. La replica: andavo alle feste, ma non girava droga

Lo chef dei vip faceva il pusher I pm: cocaina anche all’ex ministro "Miccichè arrivava con l’auto blu"

di Nino Femiani

Un giro di telefonate, di incontri, di parole in codice. Poi foto e intercettazioni che immortalano spaccio nei salotti della Palermo bene e lambisce anche il deputato regionale di Forza Italia ed ex ministro Gianfranco Miccichè (che non è indagato). A gestire lo smistamento della cocaina è Mario Di Ferro, finito ai domiciliari, nome conosciutissimo nel capoluogo siciliano perché gestisce il ristorante Villa Zito, set di via Libertà dentro cui passavano di mano le bustine di coca. Con lui agli arresti due pregiudicati della famiglia di Resuttana, Gioacchino e Salvatore Salamone, considerati i fornitori di droga, mentre per tre dipendenti del ristorante è scattato l’obbligo di firma. L’indagine dei procuratori aggiunti Paolo Guido e Marzia Sabella, e del sostituto Giovanni Antoci, aveva già registrato un primo tempo alcuni mesi fa quando Di Ferro fu bloccato mentre cedeva bustine di droga a un alto funzionario dell’Ars, l’assemblea regionale siciliana (ora sospeso). "Ho solo fatto un piacere a un amico, non sono uno spacciatore", si difese. Ma per la squadra mobile quell’attività non era occasionale e tra i clienti c’era anche gente del gotha politico e dei piani alti della burocrazia palermitana e il ristorante era usato come porta girevole per favorire lo scambio di droga.

Uno dei clienti, come Miccichè, arrivava a rifornirsi con l’Audi blu munita di lampeggiante, come emerge da alcuni scatti fotografici. "All’una meno un quarto puntuale, da me al bar, va bene?", gli dice Di Ferro. Alle 13.55 Gianfranco Miccichè viene ripreso dalle telecamere di sorveglianza mentre arriva a Villa Zito. Scende, lascia il suo autista in attesa, entra e va via dopo 20 minuti. Il copione dello spaccio, per gli investigatori, si ripete per 30 volte in due mesi, tra novembre e dicembre del 2022. Il linguaggio usato associa le bustine ai piatti, la neve delle montagne a quella dello stupefacente, e il numero delle dosi ai posti prenotati. "Che mi puoi portare da mangiare?", chiede Miccichè a Di Ferro. E il ristoratore subito risponde: "Ci penso io". Quando il politico deve allontanarsi da Palermo per una settimana, o 10 giorni, Di Ferro telefona ai due mafiosi e ordina: "Senti, dovresti avvicinare da me al locale, ma siamo assai, qualche dieci, siamo dodici, una cosa di queste siamo". L’ex senatore azzurro, che a gennaio ha optato per il seggio all’Ars e non era direttamente intercettato (lo era il ristoratore), si difende: "Non andavo da Di Ferro per comprare droga. Non capisco come si possa affermarlo. Escludo di avere usato macchine con lampeggianti per queste cose". Poi a chi gli chiede perché andasse così spesso al ristorante ma quasi mai si fermasse a mangiare, replica: "Andavo lì per stare bene con amici, per rilassarmi, con persone di enorme simpatia. Non per comprare droga. Sono dispiaciuto per Di Ferro: è un caro amico da tanti anni. Andavo alle sue feste sempre molto divertenti, dove c’era tantissima gente e dove non ho mai visto droga".

Sull’assunzione di polvere bianca, Miccichè aggiunge: "L’ho già detto, è capitato, in minima quantità. Non lo nego, sono sbagli che si fanno. Ho 70 anni, sono una persona onesta, mai fatto male a qualcuno, sono stato sempre onesto, non ha mai rubato un centesimo. Poi ognuno di noi qualche errore nella vita lo ha fatto. L’importante è essere a posto con la coscienza, io lo sono".