Sondrio, 24 gennaio 2015 - Non si placa la polemica dopo quello che è accaduto martedì a Livigno, dove un turista svizzero ha perso la vita travolto da una valanga mentre praticava heliski insieme a tre amici e ad una guida del posto. Ieri è stata effettuata l’autopsia sul corpo dello snowboardista, il 34enne Cristof Lorenz, e intanto si continua a parlare di una pratica sportiva a dir poco controversa.
«L’azione di contrasto del Cai centrale alla pratica dell’heliski è difficile e costante, e può apparire poco visibile, perchè fatta di tanto lavoro quotidiano - afferma il presidente generale del Cai, Umberto Martini -. Per la sua regolamentazione la legislazione è di competenza regionale e la sua attuazione di competenza dei sindaci. Di conseguenza l’azione di contrasto e di pressione deve essere comune tra la sede centrale del Cai, i suoi Gruppi regionali e il territorio. Il riferimento è e resta il nuovo “bidecalogo”, nel quale le posizioni del Cai sono espresse in maniera chiara e sulle quali non arretreremo».
«Il prossimo 28 gennaio - prosegue il Cai - è in programma una riunione della Segreteria ambiente del Cub alpino italiano, che si occuperà, oltre che delle questioni relative al Parco nazionale dei Monti Sibillini e del Parco nazionale dello Stelvio, anche del caso heliski».
In occasione del recente incontro, a dicembre, a Roma tra le maggiori associazioni ambientaliste italiane e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio, è stata posta all’attenzione del Governo l’Agenda ambientalista per il rilancio del Paese e la sua attuazione.
«Nel capitolo dedicato alla montagna – prosegue Martini - il Cai ha posto chiaramente la questione di una regolamentazione relativa all’uso indiscriminato di tutti i mezzi motorizzati nei territori montani per fini ludici e ricreativi, che va assolutamente contrastato. Inoltre la Commissione tutela ambiente montano del Cai è impegnata costantemente nella promozione di frequentazioni della montagna “lente” e rispettose, considerato anche lo scarso innevamento degli ultimi anni che caratterizza le terre alte durante la stagione invernale e i limiti degli impianti di risalita. Per il Club alpino italiano è indispensabile guardare oltre, è necessaria un’attenzione all’ambiente sempre più diffusa e condivisa, rivolgendosi soprattutto ai giovani, con attività che diano un senso alla frequentazione delle terre alte. Pratiche come l’heliski rappresentano colpi di coda rispetto a ciò che la montagna oggi può concretamente offrire».