Domenica 1 Settembre 2024
FEDERICA PACELLA
Cronaca

L’italiano bionico ha cinque microchip sottopelle: "Posso aprire le porte e pagare nei negozi"

Il bresciano Mattia Coffetti, 35 anni, si è fatto impiantare cinque microchip tra dorso della mano e fra indice e pollice, per scambiare dati, aprire porte e serrande e effettuare pagamenti

Aveva 8 anni quando ha iniziato a smanettare con i computer. Allora, correva l’anno 1996, Mark Zuckerberg non aveva ancora inventato Facebook, Elon Musk aveva da poco fondato la sua prima startup. Lui, Mattia Coffetti, passava le sue giornate a Rodengo Saiano, nel Bresciano, cercando di capire meglio cosa ci fosse dietro lo schermo di un pc. Oggi, a 35 anni, la passione per la tecnologia gli è rimasta letteralmente sulla pelle: oltre ad averne fatto il suo lavoro, Coffetti si è fatto impiantare ben cinque microchip tra dorso della mano e fra indice e pollice, acquistati online e ‘installati’ in centri per tatuaggi da chi si occupa di piercing. Alcuni sono estetici (un magnete, un led), con altri scambia dati, apre porte e serrande e, con l’ultimo, effettua pagamenti, probabilmente primo italiano a potersi permetter di "passar la mano", anziché la carta, al supermercato. La sua storia ha fatto il giro d’Italia.

Perché un giovane di 35 anni decide di farsi impiantare cinque chip?

"Sono sempre stato interessato sin da bambino a capire come funzionassero i computer. Da grande, ho scoperto che questo era un modo di pensare tipico della cultura hacker che a mio avviso non vuol dire ‘attaccare i computer’, ma andare al di là dello schermo. Poi ho scoperto il biohacker e il transumanesimo".

Di che si tratta?

"Entrambi consistono nel voler superare i propri limiti fisici o riparare i danni biologici tramite la tecnologia, un po’ come voler benevolmente hackerare il corpo".

Come è arrivato a decidere di attivare i chip sottopelle?

"Mi piace provare le cose in prima persona. Elon Musk con Neurolink vuole installare chip nel cervello per curare, ad esempio, paralisi o cecità. Non ci siamo ancora arrivati, ma non sarebbe bello? Mi piace pensare di essere un pioniere".

La sua vita è cambiata? Porta ancora il portafogli quando esce di casa?

"Solo se so che mi potrebbero servire i documenti. Ma la finalità dei microchip non è solo quella di semplificare la vita quotidiana ma stimolare un dibattito e fare divulgazione, smentendo chi pensa che dietro questo tipo di tecnologia si celi una volontà di controllo".

Non ha timore di pentirsi?

"Come è stato facile metterli, così si possono togliere".

Non ha paura che possano nuocere alla sua salute?

"Sono sterili, anche se sui siti che li vendono viene precisato che non sono dispositivi per uso umano. Sono stati fatti comunque i test per valutare la resistenza. Pur essendo in vetro, sono infrangibili, è più facile rompersi una rotula".

Fin dove ci si può spingere con questa tecnologia?

"La questione etica esiste. Se domani riusciremo davvero a mappare i pensieri, i nostri sogni, si potrebbe arrivare in estremo all’albergo che ti offre il 70% di sconto se consenti che i tuoi pensieri vengano utilizzati con finalità commerciali. Però, se ci pensiamo bene, non è già quello che stiamo facendo oggi quando inseriamo i nostri dati per avere servizi gratuiti online?".

La sua famiglia che dice?

"I miei genitori sono abituati a vedermi combinare di tutto con la tecnologia. Mia sorella è, invece, il mio opposto, legatissima alla natura. Non che a me non piaccia, ma esplorare la tecnologia è la mia passione".