Lunedì 30 Dicembre 2024
CLAUDIA MARIN
Cronaca

L’Istat rivede in calo le stime sul Pil. Ma salgono i redditi

L'Istat ridimensiona le previsioni di crescita del governo per il 2024, con un aumento del Pil fino a ora solo dello 0,4%. La pressione fiscale aumenta e i consumi faticano a riprendersi, complicando la copertura della manovra. Le possibili variazioni delle accise sui carburanti potrebbero impattare negativamente sulle famiglie.

Il potere d’acquisto sale dell’1,2%

Il potere d’acquisto sale dell’1,2%

L’Istat raffredda le speranze del governo di mettere a segno un più 1% di crescita nel 2024. L’aumento del Pil acquisito fino a oggi e, dunque, nel primo semestre è pari solo allo 0,4% contro lo 0,6% del precedente calcolo. Ma non basta, perché nello stesso periodo sale la pressione fiscale e, di fronte a un potere d’acquisto che si rafforza e si riprende, i consumi stentano a risalire. Un quadro meno favorevole di quello delineato a metà settembre quando il governo ha definito il Piano strutturale di bilancio. Il che rende più complicato mandare a posto i tasselli delle coperture della manovra. Mentre sul fronte delle possibili variazioni delle accise sui carburanti si stima un impatto negativo per le famiglie di circa 70 euro nell’ipotesi che l’operazione diventi concreta.

MANOVRA,

UN PUZZLE COMPLICATO

La doccia fredda, se non gelata, arriva dall’Istat con una inedita correzione di dati diffusi poche ore prima e mette in discussione l’obiettivo dell’esecutivo dell1% di Pil in più per il 2024. Ma meno crescita vuol dire meno entrate e più deficit, oltre che maggiore pressione fiscale, che nel secondo trimestre è salita di 0,7% fino a quota 41,3%. Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato dell’1,2% nel secondo trimestre 2024, con uno stesso incremento per il loro potere d’acquisto. I consumi, però, sono cresciuti dello 0,4%, con una propensione al risparmio delle famiglie consumatrici del 10,2%, in aumento di 0,8 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Una tendenza che si è accentuata a agosto nelle vendite al dettaglio, che ottengono addirittura il segno meno.

IL NODO ACCISE

Sul tavolo c’è innanzitutto il nodo accise. Il governo ha spiegato che non si tratterà di un aumento tout court di quelle sul diesel, ma di un allineamento tra benzina e gasolio. L’Unem, l’associazione delle imprese dei carburanti, ha rifatto i calcoli sottolineando che "nell’ipotesi estrema" in cui la misura si traducesse nell’equiparazione dell’accisa sul gasolio a quella della benzina, l’effetto sarebbe un aumento immediato dei prezzi al consumo del gasolio di 13,5 centesimi di euro al litro, ovvero in un maggiore esborso per le famiglie di quasi 2 miliardi di euro, pari a circa 70 euro all’anno. Sulle accise su benzina e gasolio, Unem, al contrario, "auspica che l’intervento del governo sia complessivo e riveda la fiscalità di tutti i prodotti energetici in base alla loro impronta carbonica, in linea con la revisione della direttiva sulla tassazione energetica in corso a livello europeo, intervenendo anche sulla fiscalità dei prodotti rinnovabili, quali i biocarburanti, oggi ancora sottoposti alla stessa accisa dei prodotti fossili (benzina e gasolio) che vanno a sostituire".