Lunedì 14 Ottobre 2024
MASSIMILIANO SAGGESE
Cronaca

L’ira della famiglia di Manuel: "Noi condannati all’ergastolo"

"L’assassino uscirà subito dal carcere". E la madre: il padre doveva portare il figlio in caserma, non coprirlo. Ieri sera una fiaccolata con i parenti del 31enne. Ora più controlli e posti di blocco a Rozzano.

L’ira della famiglia di Manuel: "Noi condannati all’ergastolo"

"L’assassino uscirà subito dal carcere". E la madre: il padre doveva portare il figlio in caserma, non coprirlo. Ieri sera una fiaccolata con i parenti del 31enne. Ora più controlli e posti di blocco a Rozzano.

ROZZANO (Milano)

"Doveva portarlo in caserma, non farlo scappare" e invece "ha cercato di farlo fuggire, gli ha lavato i pantaloni. Doveva prenderlo a botte". L’incredulità di Angela, la mamma di Manuel Mastrapasqua sta in queste parole, nel dolore che sgorga dal suo cuore davanti ai taccuini e ai microfoni. Si scaglia contro il padre di Daniele Rezza, anche lui impiegato in un supermercato, come il figlio, come sua moglie e come la vittima che il ragazzo con il coltello sembra abbia scelto a caso. Se la prende con lui, disperata, perché avrebbe consentito al 19enne di allontanarsi, di provare maldestramente a espatriare la mattina dopo l’omicidio. Il giorno dopo l’arresto, Rozzano è piena di uomini e pattuglie delle forze dell’ordine. Immagini che stridono con la tragedia che sta vivendo la famiglia, nella casa di via dei Lillà. Posti di blocco, controlli che non leniscono il dolore e alla famiglia appaiono più che altro un omaggio alla polemica sulla sicurezza di questa periferia, un tema lontano anni luce dallo strazio che si vive in famiglia. "Manuel con Rozzano non ha mai avuto nulla a che fare, non conosce nessuno, ha tre o quattro amici. Andava a lavorare e tornava qui per dormire. Era come me. Io non conosco nessuno. Rozzano è un posto sicuro? No, non non lo è. Di notte non ci sono pattuglie. Io tornando a casa sono stata controllata due volte. A me è capitato di essere fermata, vedono una donna in auto e la fermano".

Parole di risentimento, di sconforto. Le stesse che si leggono sul volto devastato della sorella Marika: "Manuel doveva partire lunedì per un viaggio in un villaggio turistico e stava mandando un messaggio alla fidanzata. Pochi minuti dopo è stato ammazzato. Era un ragazzo che pensava solo al lavoro e alla famiglia, non aveva nulla a che fare con Rozzano. L’assassino deve finire in carcere. Ma l’ergastolo lo paghiamo noi a vita, non lui", ha scandito. "Gli daranno quindici, vent’anni. Si è costituito, ma in realtà è scappato, non è andato in caserma qui, l’intento era scappare", ribadisce, già temendo il momento in cui una corte penale potrà riconoscergli uno sconto di pena. "Manuel era un bravo ragazzo, non faceva del male a nessuno, sempre positivo, era una persona tranquillissima, riservata". In serata, una fiaccolata prova a illuminare la notte di paura, prova ad abbozzare una reazione. Mentre i parenti di Manuel si stringono, uno di loro racconta: "Voleva sposarsi, lavorava tanto per questo. Non abbiamo parole. Vogliamo solo giustizia". Le parole della fidanzata del giovane ucciso trovano spazio solo nella piazza virtuale dei social. "La vita mi ha dato un altro schiaffo bello potente. Non so come farò a superare tutto questo. Ti prometto che avrai la tua giustizia", ripete ancora la compagna.

Ieri sera la mamma di Manuel è scesa in strada per abbracciare la folla. Un gruppo di amici e parenti si è stretto intorno a lei che non aveva più la forza di parlare. Ad aprire il corteo, Marika e il fratello più piccolo di Manuel. Gli occhi vuoti della mamma si perdevano in quelli dei volti che le sfilavano accanto.