Domenica 18 Agosto 2024
NICHOLAS MASETTI
Cronaca

L’inventore della corrente: "In Italia si può fare di più. Manca una visione unica ’La dolce vita’ è la storia"

Michelangelo Messina ha ideato il fenomeno nel 2003 con l’Ischia Film Festival "Volevo capirne l’impatto economico e sociale. Servirebbe una cabina di regia".

L’inventore della corrente: "In Italia si può fare di più. Manca una visione unica ’La dolce vita’ è la storia"

Marcello Mastroianni e Anita Ekberg nella Fontana di Trevi di Roma durante una scena del film di Federico Fellini ’La dolce vita’

ISCHIA (Napoli)

’Appuntamento a Ischia’. Sul set ci sono Mina, Domenico Modugno, Franco e Ciccio. Mario Mattoli è alla regia. Sono tutti sull’isola delle Flegree, a uno sguardo da Napoli. Da quel 1960 il turismo qui è cresciuto sempre di più, grazie anche a questo film. E dire che solo quattro anni prima era stato girato ’Vacanze a Ischia’, con Vittorio De Sica. Ecco allora che Michelangelo Messina (nella foto), nel 2003, decide di dedicarne un festival ad hoc. E nella sua rassegna, di cui ne è direttore artistico, nasce un neologismo su cui lavorare, per studiarne i numeri, i particolari e le grandezze, con un osservatorio. ’Cineturismo’, una parola che vale migliaia di scene e inquadrature, "per riscoprire il territorio attraverso i suoi luoghi". Lui ne è l’ideatore. E in quella data c’è l’anno zero "per capire il fenomeno e il suo impatto economico. Che oggi potrebbe generare ancora di più".

Lei per primo ha deciso di dare un valore al termine cineturismo. Perché?

"Fu una scommessa. A Roma nella conferenza stampa di presentazione chiesi: ’Ma voi la Fontana di Trevi la conoscete per la storia o per La dolce vita?’. Negli anni mi sono accorto della ricaduta economica, mediatica e d’immagine che poteva avere il fenomeno. Così sono iniziate le ricerche, incuriosito dagli spostamenti di massa di persone sui luoghi. Il cinema da sempre è un grande veicolo promozionale del territorio. Ma nessuno ne dava peso. Per questo ho creato l’Ischia Film Festival e un osservatorio permanente sul cineturismo, con 5 professori. Oggi sul neologismo ci sono oltre 70 tesi universitarie".

Qual è stato il film cruciale per il turismo estero in Italia?

"’La dolce vita’ rimane in testa alla classifica che ha attratto un mercato turistico, ma direi anche ’Vacanze romane’, ’La vita è bella’ in Toscana e ’Il postino’ a Procida. Ci sono studi che dimostrano scientificamente che il mezzo più forte di comunicazione è il cinema. Basti vedere Woody Allen che nei suoi titoli ha usato le città, come Vicky Cristina Barcelona e Midnight in Paris. Questo già condiziona lo spettatore. Ma anche tutti i film natalizi di Aurelio De Laurentiis. Il cineturismo, a livello mondiale, muove 200 bilioni di dollari. Ci sono quattro fattori sociologici che condizionano lo spettatore: emotivo, di scenario, di beni culturali e ludico. In quest’ultimo caso subentra anche il gossip, come Colazione da Tiffany o i Faraglioni di Capri (Il disprezzo di Jean-Luc Godard). Insomma, il cineturismo non è un fenomeno di nicchia".

All’estero però, vedi le saghe di Harry Potter o Il signore degli Anelli, hanno saputo valorizzare questo patrimonio territoriale. Cosa manca all’Italia?

"Noi abbiamo 1.700 location usate dal cinema internazionale. Ma per valorizzarle siamo il fanalino di coda. Gli altri paesi sono più smart in questo. In Italia non abbiamo mai messo nulla a sistema (eccetto Italy for movies, ndr), ovvero una cabina di regia con persone che diano delle linee guida. Tutti gli altri si sono organizzati, noi no. Servirebbero una comunicazione specifica, una mappatura generale dei luoghi e dei percorsi specifici. Manca un approccio istituzionale, il fenomeno potrebbe generare di più. Siamo ancora l’armata Brancaleone, ma potremmo mangiarci il mondo".

Ischia, per esempio, quanto è cresciuta grazie al cinema?

"Joseph Mankiewicz girò 24 minuti del film ’Cleopatra’ qua, ma in tanti non lo sanno. Con ’Il corsaro dell’isola verde’ per la prima volta ci siamo aperti al mondo, nel 1952. Ma penso a luoghi come i Sassi di Matera con ’Il vangelo secondo Matteo’ di Pasolini o ’La passione di Cristo’ di Mel Gibson. Ma ci sono luoghi visti come negativi, ad esempio in Gomorra, che hanno aperto il feticismo di visitare le Vele di Scampia. Ma anche serie, come ’Il commissario Montalbano’, che hanno cambiato l’immagine della Sicilia, aprendola al turismo a paesi come la Svezia e la Danimarca. Sergio Leone aveva sempre capito l’importanza dello scenario".