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Il neo cardinale Francesco Montenegro (Reuters)
Bologna, 19 febbraio 2015 - "A Lampedusa la gente è sempre più preoccupata, Tripoli dista appena 355 chilometri dalle nostre coste, sappiamo bene il rischio che stiamo correndo. E questo per il ritardo dell'Europa, e non solo, nel capire l'evoluzione politica dall'altra parte del Mediterraneo".
L'arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro, scarta la parola 'paura' ("Ma non so ancora per quanto") nel descrivere i giorni di trepidazione che l'isola siciliana sta vivendo sotto la minaccia dell'Isis, il califfato islamista padrone di città chiave della Libia come Derna e in marcia verso la capitale.
Fresco di berretta rossa ("Sì, sì. ma io sono sempre don Franco e a chi mi chiama eminenza non rispondo"), il neocardinale sprona la politica "a riflettere parecchio prima di pensare a un qualche intervento militare nel nord Africa: le armi non generano pace, semmai alimentano una violenza ancora maggiore".
Eppure non teme che, come nel 1986, Lampedusa possa essere colpita da missili libici, stavolta a marchio Isis?
"Non sono un esperto di balistica, né conosco l'arsenale in mano ai fondamentalisti. So solo che chi vive sull'isola legge, vede e ascolta le notizie e, anche se non prende tutto alla lettera, segue gli eventi con il fiato sospeso".
Gli sbarchi di migranti dalla Libia si stanno intensificando: il califfato controlla questo mercato e riempie i barconi di disperati per creare caos in Italia?
"Potrebbe essere una strategia, non è da escludere. Tuttavia, occorre fare un passo indietro: l'Europa sbaglia nel considerare l'immigrazione come un'emergenza. Questo fenomeno continuerà nel tempo fino a quando ci sarà gente che andrà alla ricerca di un futuro migliore. Ecco perché i nostri governi devono iniziare a dialogare, a relazionarsi con gli esecutivi dei Paesi dell'Africa centrale, anche se in certi casi sono corrotti. Da là arrivano i migranti. Noi siamo stati troppo al balcone. Parliamo del continente nero come povero e intanto andiamo in quelle terre a rifornirci di materie prime".
Ci possono essere anche dei jihadisti sui barconi dei migranti?
"Che arrivino in Italia in questo modo era possibile ieri come oggi. Credo, però, che sia una via piuttosto rischiosa per loro. Usando un eufemismo, sono viaggi poco agevoli".
Nessun allarmismo, dunque?
"Diciamo che i terroristi potrebbero anche attraccare a Trapani con un nave come si deve. Ma personalmente starei più attento alle rotte aeree: quanti terroristi sono giunti negli aeroporti con semplici visti turistici?".
Che cosa ne pensa di Renzi che ha frenato la fuga in avanti di alcuni ministri pronti a un intervento militare italiano in Libia?
"Un'azione di questo tipo sarebbe una sciagura. Va giocata l'arma della diplomazia, con le Nazioni Unite e i Paesi europei chiamati ad assumersi finalmente le loro responsabilità nel mediare fra le parti in causa sul territorio libico".
di Giovanni Panettiere