CALENZANO (Firenze)
Sessanta giorni per avere le prime risposte su ciò che è accaduto nel deposito carburanti Eni di Calenzano la mattina di lunedì 9 dicembre. È il tempo che la procura di Prato ha dato ai sei superconsulenti per realizzare la perizia che dovrà accertare non solo le cause che hanno portato all’esplosione che ha ucciso tre autotrasportatori e due operai (e ferito nove persone di cui due in maniera molto grave), ma anche circoscrivere le eventuali responsabilità del disastro. I consulenti sono stati divisi in due collegi: da una parte i due esplosivisti (gli stessi della strage di Capaci e degli attentati di mafia del ’92-’93), dall’altra i quattro esperti di impiantistica industriale e di sicurezza sui luoghi di lavoro. Accertamenti che la procura preferisce eseguire senza il contraddittorio delle parti, si apprende da fonti investigative.
Ieri mattina si è svolto il primo sopralluogo durante il quale erano presenti il procuratore di Prato Luca Tescaroli, il pm Massimo Petrocchi, i sei consulenti, oltre a vigili del fuoco, carabinieri e tecnici di prevenzione sui luoghi di lavoro dell’Asl Toscana Centro. La verifica – a cui ne seguiranno altre – si è concentrata sulla pensilina (o "baia" come è chiamata in gergo) numero 6, dove è partita l’esplosione, sulle corsie 7 e 5, dove erano in corso lavori di manutenzione su una linea dismessa, e su una baia intermedia (fra la 6 e la 7). Secondo quanto appurato, la corsia 7 è quella dove la mattina del 9 dicembre c’era un’autocisterna in rifornimento, alla baia 5 era prevista una manutenzione all’aspirazione dei vapori (che secondo quanto spiegato da Eni non era ancora iniziata), mentre fra la corsia 6 e la 7 era in corso una manutenzione a una condotta di carico dei carburanti. Qui sarebbe stato in movimento un carrello che avrebbe causato l’innesco dell’esplosione dopo la fuoriuscita della nube di gas, ripresa da una telecamera interna al deposito. Per ora è certo che il deposito resterà sotto sequestro per due mesi, fino alla fine della perizia. Tra le valutazioni che saranno prese in esame anche quella sulla possibile restituzione dell’area e sulla sua pericolosità vista la zona su cui insiste: un’area circondata da case, aziende e centri commerciali. Motivo per il quale la procura ha acquisito non solo i piani di emergenza interna al deposito ma anche quello esterno, prelevato in prefettura a Firenze, in modo da individuare i "rischi generici" e quelli "specifici". Nel frattempo si penserà alla messa in sicurezza del deposito.
Intanto oggi una delegazione della commissione parlamentare di inchiesta sulla sicurezza nei luoghi di lavoro svolgerà un sopralluogo al deposito, poi si trasferirà a Prato per incontrare il procuratore. La delegazione è composta dai senatori Tino Magni (Avs), Susanna Camusso (Pd), e Paola Mancini (Fdi). Infine i colleghi di uno dei feriti più gravi, Emiliano Braccini, ricoverato nel Centro ustioni di Cisanello a Pisa, stanno pensando a una raccolta fondi in favore dei familiari dell’uomo. "Un modo per esprimere la nostra vicinanza", hanno spiegato.
Laura Natoli