Trieste, 24 novembre 2024 – Al 70% per cento omicidio, al 30% suicidio. Per la morte di Liliana Resinovich – la 63enne di Trieste trovata cadavere in un parco della sua città il 5 gennaio 2022 – riassume così le sue convinzioni – e i suoi dubbi – al telefono con Quotidiano.net la genetista Maria Baldi, nel pool di professionisti messi in campo dall’associazione Penelope per affiancare la famiglia, da sempre convinta che la pensionata della Regione Friuli Venezia Giulia sia stata uccisa. Baldi con grande onestà ammette: “Potrebbe rimanere un mistero per sempre, quest’ipotesi c’è”.
Tre anni dalla scomparsa di Liliana Resinovich
Il 14 dicembre saranno 3 anni dalla scomparsa della donna, ritrovata cadavere il 5 gennaio 2022 nel parco dell’ex ospedale psichiatrico a Trieste, a 20 minuti a piedi da casa sua. E ancora non ci sono certezze. Quando è morta Lilly? Il giorno stesso della scomparsa o 48 ore prima del ritrovamento, come aveva ipotizzato la prima autopsia? Ma prima di tutto: si è suicidata o è stata uccisa?
Cristina Cattaneo – antropologa forense di tanti casi complicati – è arrivata alla fine del suo lavoro o servirà un’altra proroga per sciogliere l’enigma? E cosa ha rivelato l’esame del microbiota, metodo sperimentale chiesto dal generale Luciano Garofano, consulente del marito di Lilly, Sebastiano Visintin?
"Gli elementi che portano all’ipotesi dell’omicidio”
Dottoressa Baldi, quali sono gli elementi che la fanno propendere per l’omicidio? “Sono diversi- mette in fila la scienziata -. Intanto gli ematomi sul volto e sulla testa lasciano pensare che Liliana Resinovich sia stata percossa. Ma la stessa modalità del ritrovamento è per molti versi inspiegabile. La testa avvolta nei sacchetti di plastica, il corpo in due sacchi neri da spazzatura. Non si capisce bene quale possa essere stata la sequenza delle azioni. E poi ricordo che su quei sacchi non ci sono le sue impronte, com’è possibile? Ancora, perché mai una persona dovrebbe suicidarsi con la borsa a tracolla, vuota?”.
Dagli entomologi allo zoologo: le indagini
Per venire a capo di questo mistero – che ha ispirato trasmissioni televisive e blogger – sono entrati in campo professionisti di ogni tipo. Oltre ai medici legali hanno studiato il caso entomologi forensi e zoologi, botanici e genetisti, criminologi e criminalisti, per l’autopsia psicologica e le impronte. Nessun aspetto è stato tralasciato, dalla testa alle suole delle scarpe.
“Ecco com’era per me Lilly”
Con dettagli all’apparenza inspiegabili, come i sacchi puliti, che mal si conciliano con l’ipotesi di un corpo rimasto nel bosco per tanti giorni. Dottoressa Baldi, che idea si è fatta di Lilly, studiando le carte? “Quella di una persona gentile e anche un po’ triste”, confida la scienziata. E dimostra una delicatezza umana che spesso in questi anni è proprio mancata.