Martedì 16 Luglio 2024

Liliana Resinovich, via libera alla riesumazione della salma. “Accertamenti non ripetibili”. Cosa succede ora

Disposta dal sostituto procuratore Maddalena Chergia e segnalata come “opportuna” dal perito della Procura. L’avvocato del marito: “Ce l’aspettavamo”. La 63enne triestina è stata trovata morta il 5 gennaio 2022

Liliana Resinovich (Ansa)

Liliana Resinovich (Ansa)

Trieste, 3 gennaio 2024 – Svolta nel caso Liliana Resinovich. Il sostituto procuratore Maddalena Chergia, titolare del procedimento, “ha disposto la riesumazione della salma entro la fine di gennaio con la procedura dell'accertamento tecnico non ripetibile e il conferimento dell’incarico a un collegio di consulenti”. Lo annuncia in una nota il procuratore capo di Trieste, Antonio De Nicolo

La riesumazione è stata segnalata come "opportuna” dall'antropologa forense Cristina Cattaneo, alla quale la Procura aveva dato l'incarico di redigere una perizia medico-legale per fare chiarezza sulla morte di Resinovich. Un ‘giallo’ ancora rimasto in sospeso. La vicenda è, appunto, quella di Liliana, la triestina di 63 anni scomparsa da casa, in via Verrocchio a Trieste, il 14 dicembre 2021 e ritrovata morta il 5 gennaio 2022 nel parco dell'ex Ospedale psichiatrico a San Giovanni.

"Ci aspettavamo la riesumazione – ha commentato l'avvocato Paolo Bevilacqua, legale del marito della donna, Sebastiano Visintin –. Prendiamo contezza senza stupore dello sviluppo investigativo. Del resto, l'esito dell'autopsia lasciava aperti dubbi e il gip aveva ritenuto di rimandare gli atti al pm per un approfondimento che tutti ci aspettavamo, avendolo persino suggerito difensivamente”. 

Cosa succede ora 

Il cadavere verrebbe perciò riesumato per essere sottoposto a nuovi esami autoptici, evidentemente alla ricerca di elementi che possano individuare le cause della morte. Un’ipotesi che circola è quella del suicidio, nonostante le caratteristiche del ritrovamento del corpo: la testa infilata in uno e poi in un secondo sacchetto di plastica di quelli utilizzati per la conservazione degli alimenti chiusi intorno al collo, e il corpo a sua volta infilato in due grossi sacchi neri per i rifiuti, una dall’alto e l’altro dal basso.

Dopo un anno di indagini della Squadra mobile, coordinate dal pm Maddalena Chiergia, e nonostante le numerose perizie effettuate sia sul corpo che su reperti, non fu individuata alcuna traccia che potesse far addebitare a terzi la responsabilità della morte e nemmeno un coinvolgimento di alcuno a vario titolo: il che aveva circoscritto l’ipotesi a quella del suicidio, unica considerata compatibile. La Procura aveva anche escluso una eventuale segregazione di Liliana individuando in un arco temporale di pochi giorni dal ritrovamento del cadavere, il momento della morte. Il primo a non crederci fu il Gip del Tribunale di Trieste Luigi Dainotti che in giugno rigettò la richiesta di archiviazione del caso e smontò l'intera ricostruzione della vicenda indicando 25 punti di nuovi accertamenti e disponendo di riaprire le indagini procedendo non più per sequestro di persona ma per omicidio.

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"Tutti noi sappiamo che ci sono delle contraddizioni da comprendere e siamo abituati a capire che spesso una nuova autopsia può svelare elementi che inizialmente potrebbero non essere stati chiariti". Poche parole, ma che danno corpo a una azione di deciso approfondimento di un ‘giallo’ dalle tinte inquietanti, innescata dal Gip di Trieste Luigi Dainotti pochi mesi fa. Le parole sono quelle pronunciate nel corso della trasmissione televisiva "Quarto grado" dall'ex capo del Ris, Luciano Garofalo, oggi consulente del marito di Liliana Resinovich, Sebastiano Visintin.

Potrebbe essere dirimente il punto numero 18 nell’elenco degli accertamenti in cui il gip aveva richiesto approfondimenti sul piede sinistro, con l’indicazione di “sottoporre ad analisi medico legale” alcuni campioni repertati, “per accertare l’origine della colorazione anomala” sul tallone. Esami anche su un altro reperto “per verificare l’eventuale esistenza di prove di congelamento”.

La richiesta di riesumare la salma, inoltre, è stata più volte ripetuta in passato da Sergio Resinovich, il fratello di Liliana: “Mia sorella non si sarebbe mai uccisa, per me la tesi del suicidio non è valida”, aveva dichiarato. Poi quell’orologio fermo alle 9.17.  “L’orologio che Liliana portava al polso destro e che non toglieva mai era fermo proprio su quell’ora – aveva detto Sergio –. Sono certo che in quel momento le è successo qualcosa di brutto. Forse quella è stata proprio l’ora della sua morte”.