Trieste, 3 dicembre 2024 – Sul corpo di Liliana Resinovich ci sono “lesioni prodotte da terze persone”. E’ quanto mette nero su bianco la perizia medico-legale disposta dalla procura di Trieste, secondo quanto anticipa il quotidiano Il Piccolo. La relazione, che sarà depositata entro il 15 dicembre, contrasterebbe dunque con la prima autopsia, che escludeva segni di violenza l’intervento di altre persone. Confermerebbe invece la morte per asfissia.
Liliana Resinovich, 63 anni, scompare da Trieste il 14 dicembre del 2021: il 5 gennaio del 2022 viene trovata morta nel boschetto vicino all’ex ospedale psichiatrico, non lontano dalla casa in cui la donna abitava con il marito Sebastiano Visintin. Dopo un anno di indagini la procura di Trieste chiede l’archiviazione, respinta dal Gip che dispone un’inchiesta bis. Da qui la riesumazione del cadavere per effettuare una seconda autopsia.
“Dovranno spiegare come si è procurata le lesioni che aveva”, sottolineava a Quotidiano.net il fratello della vittima, Sergio Resinovich, che si diceva pronto a “pubblicare le fotografie di mia sorella, da morta” se fosse stato necessario. L’uomo non ha mai creduto all’ipotesi del suicidio, la prima pista imboccata dagli inquirenti. Così come non ci crede Claudio Sterpin: l’84enne ha sempre detto che Lilly voleva lasciare il marito per andare a vivere con lui. L’ultima telefonata della donna prima di morire fu proprio all’amico di gioventù con cui aveva riallacciato i rapporti.
Il corpo di Resinovich fu ritrovato in due sacchi neri della spazzatura, uno infilato dall’alto, uno dal basso. La testa era avvolta dentro due buste, fissate al collo con un cordino.