Trieste, 14 giugno 2023 – Per la morte di Liliana Resinovich ora s’indaga con l’ipotesi di omicidio volontario. Al momento non ci sono indagati.
È la nuova svolta impressa nel giallo di Trieste dal gip Luigi Dainotti. Nuovi accertamenti che vogliono aprire (non solo metaforicamente) tutte le porte, anche quelle di cantina e soffitta che Claudio Sterpin, 82 anni, ha indicato “quali luoghi di incontro con Liliana Resinovich” in una memoria scritta di aprile.
“Sentire dettagliatamente Claudio Sterpin sull’utilizzo dei predetti immobili, e per quali motivi non ne abbia originariamente fatto menzione agli inquirenti”, chiede il giudice al punto 22 (su 25).
Sommario
Sterpin: perché non ho parlato di cantina e soffitta
“Perché non ho parlato prima di quei locali? Semplice, perché gli incontri nella cantina, che potremmo definire un pied-a-terre, e nella soffitta, che sarebbe meglio chiamare mansarda, sono avvenuti in un periodo brevissimo del 2021, per qualche mese. A quell’epoca avevo ancora le chiavi di questi spazi, che erano di proprietà di un mio amico. Nessun problema a parlarne, non l’ho fatto prima perché non mi sembrava rilevante”. Quindi, se non ha più le chiavi, non ha cercato Lilly lì nei giorni della scomparsa… “No, l’unico luogo che ho controllato è stata la vecchia sede del Marathon Club”.
I nuovi test del Dna
Il gip chiede anche nuovi test del Dna su Fulvio Covalero, amico di Lilly, e Piergiorgio Visintin, figlio del marito. Sebastiano si era già sottoposto allo stesso esame con Sterpin e il vicino Salvatore Nasti (per tutti l’esito era stato negativo). “Sono contento che si facciano le cose seriamente – dichiara Covalero al telefono -. Vorrei ripetere quello che è successo. Il 16 dicembre ho saputo che Liliana era scomparsa, il 18 l’ho chiamata sul cellulare e mi ha risposto Sebastiano. Per me a quel punto Lilly era morta perché altrimenti si sarebbe fatta sentire con il marito. Ho iniziato subito ad augurarmi che il corpo venisse ritrovato, che avesse degna sepoltura. Ho anche detto che non sopportavo l’idea venisse buttata in qualche bosco come fosse spazzatura. Prima di Natale ho comunicato anche via social che sarei andato a fare un sopralluogo nella chiesetta abbandonata, a 50 metri dal boschetto dove è stata poi ritrovata. Non ho dubbi: qualcuno si è ispirato, io ho scritto la sceneggiatura, i protagonisti o il protagonista hanno fatto la scena. Sono il primo a voler sapere la verità. E resto della mia idea. Quello che penso da oltre un anno: si è trattato di un incidente, un’aggressione verbale che ha provocato uno scompenso cardiaco acuto. Come si fa altrimenti a morire di questo senza che sia stata trovata una sostanza che possa averlo causato?”.
L’ipotesi esumazione
E torna ad affacciarsi, nelle carte del gip, l’ipotesi esumazione, ne avevano parlato mesi fa i professionisti che assistono Sergio Resinovich, il fratello di Lilly, da sempre convinto che la sorella sia stata uccisa. “Dovranno valutare i medici legali – ragiona Gabriella Marano, criminologa e psicologa forense, che per quel pool ha firmato l’autopsia psicologica. Da sempre siamo convinti che Liliana sia stata uccisa, non aveva motivi per suicidarsi”.