
Liliana Resinovich: cosa dice la perizia di Cristina Cattaneo
Trieste, 6 marzo 2025 – La “morte di Liliana Resinovich è da collocarsi in via di elevatissima probabilità nella mattinata del 14 dicembre 2021”. C'è anche questa conclusione nella relazione di Cristina Cattaneo sul giallo di Trieste. Si riparte da qui. Ecco cosa c’è scritto nella pagina e mezzo di sintesi di un “lavoro minuzioso”, come lo ha definito Federico Frezza, il procuratore facente funzione di Trieste (già nominato, in attesa di insediarsi, il nuovo capo della procura). Frezza ha annunciato “una profonda rivalutazione dell’intero procedimento, forse con eventuali nuovi accertamenti o acquisizioni”. Il fascicolo è stato assegnato a una nuova pm, Ilaria Iozzi. Nelle prossime ore potrebbero arrivare indagati? Perché è bene ricordare che fino ad oggi l’indagine – aperta a dicembre 2021 per sequestro di persona, poi trasformata in inchiesta per omicidio – era contro ignoti.

I punti della relazione
Quando è morta Liliana Resinovich?
Lilly, sostiene il pool di esperti – nel team anche Stefano Tambuzzi, Biagio Eugenio Leone e Stefano Vanin – è morta “in via di elevatissima probabilità nella mattinata del 14 dicembre 2021”. Non solo: “Allo stesso modo è molto probabile che il corpo di Liliana Resinovich sia sempre rimasto nello stesso luogo in cui è stato ritrovato”. Dunque per 22 giorni nessuno si sarebbe accorto del cadavere, trovato avvolto in due sacchi tipo spazzatura, il volo coperto da borsine di plastica, chiuse attorno al collo da un cordino lasco, in un boschetto dell’ex ospedale psichiatrico.
Come è morta Liliana Resinovich?
Liliana Resinovich è morta per “asfissia meccanica esterna (tecnicamente soffocazione esterna diretta)”. L’analisi delle lesioni porta a concludere che “un evento accidentale risulta tecnicamente non prospettabile”, quei segni “possono trovare una concreta e plausibile spiegazione tecnica solamente con l’avvenuto intervento di una terza persona. Non vi sono elementi tecnico scientifici che supportino l’ipotesi del suicidio”. La conclusione: “Solo una dinamica omicidiaria estrinsecatasi a mezzo di soffocazione esterna diretta trova concreta motivazione tecnica”.

L’elemento nuovo: i peli e la tecnica Ngs
"Dagli esami esperiti – scrive Cattaneo – sono emersi elementi piliferi (dagli indumenti, dai sacchetti che avvolgevano il capo e dai peli pubici della vittima) per cui si suggeriscono approfondimenti genetici a mezzo di nuove tecnologie di sequenziamento ultramassivo (NGS), nell’ottica della ricerca di terze persone coinvolte. Analogo suggerimento viene esteso per l’analisi di tutti gli estratti ancora esistenti delle indagini genetiche già effettuate ritenuti pertinenti nonché per le formazioni pilifere già precedentemente campionate dalla Polizia scientifica”.
“Il cadavere non è stato congelato”
Cattaneo esclude anche una suggestione che in questi mesi era stata richiamata da molti, la possibilità che il cadavere fosse stato congelato. Per gli esperti, invece, non esistono “elementi anche lontanamente suggestivi” per considerare credibile questa ipotesi. Citata, tra tanti altri punti da approfondire, anche nell’opposizione alla richiesta di archiviazione presentata dall'avvocato che assiste Sergio Resinovich, fratello della vittima.
Cosa diceva la prima autopsia
Nella prima autopsia si era ipotizzato che la morte di Lilly potesse risalire a due-tre giorni prima del ritrovamento del cadavere, avvenuto il 5 gennaio 2022 nel parco dell’ex ospedale psichiatrico, a 20 minuti di camminata dall’appartamento di via Verrocchio dove la vittima abitava con il marito Sebastiano Visintin.
L’esame autoptico aveva rilevato lesioni ma non aveva trovato elementi per ipotizzare il coinvolgimento di terzi e nemmeno segni di difesa. Per questo la procura aveva chiesto l’archiviazione del caso come suicidio.