Martedì 5 Novembre 2024
RITA BARTOLOMEI
RITA BARTOLOMEI
Cronaca

Liliana Resinovich, il giallo di Trieste e le 25 domande del giudice. A che punto sono le indagini bis?

Ormai 11 mesi fa, il gip Luigi Dainotti consegnava una lunga lista di approfondimenti da svolgere per fugare ogni dubbio. L’ultima carta per datare la morte potrebbe arrivare dallo studio del microbiota, tecnica sperimentale richiesta dal generale Garofano e dal dottor Barisani, consulenti del marito

Trieste, 7 maggio 2024 – Liliana Resinovich: l’ultima possibilità per arrivare a definire la data di morte e cercare una soluzione al giallo di Trieste, potrebbe essere lo studio del microbiota. L’indiscrezione è emersa mentre i consulenti che lavorano al caso si preparano a un nuovo vertice, a fine mese. Molto è stato fatto. Anche per questo, la conclusione delle indagini bis potrebbe arrivare a giugno, a un anno esatto dalla richiesta di approfondimento avanzata dal gip Luigi Dainotti, che aveva respinto la richiesta di archiviazione presentata dalla procura di Trieste.

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Trieste, 3 agosto 2024 - Le ultimissime su Liliana Resinovich - per tutta Italia il giallo di Trieste - ci riportano nel boschetto della morte, dove il cadavere della 63enne è stato ritrovato il 5 gennaio 2022, erano passati 22 giorni dalla scomparsa dall’appartamento diviso con il marito Sebastiano Visintin.
Entomologi e zoologi al lavoro per dare risposta alle contraddizioni emerse sulla scena del ritrovamento. Ecco gli ultimi sviluppi in 5 punti.

Lo studio del microbiota si farà?

Ma la tecnica del microbiota è ancora sperimentale. Come si supera l’ostacolo? L’antropologa forense Cristina Cattaneo dovrà valutare questa possibilità - proposta dal generale Luciano Garofano e dal medico legale Raffaele Barisani, consulenti di Sebastiano Visintin, il marito di Lilly - assieme al pubblico ministero. Quindi tutti i consulenti sono in attesa che lo studio sui batteri sia condiviso anche dalla procura di Trieste. Il pronunciamento potrebbe arrivare prima dell’incontro di fine mese.

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Le 25 domande del giudice

Erano 25 le domande del gip sulla morte di Liliana Resinovich. Venticinque accertamenti che possono trasformare il giallo di Trieste in una storia compiuta. Suicidio o piuttosto omicidio? Com’è morta la pensionata 63enne scomparsa da casa il 14 dicembre 2021 e ritrovata cadavere il 5 gennaio 2022? E che cosa aveva chiesto il giudice Luigi Dainotti nel respingere – era il 13 giugno 2023 - la richiesta di archiviazione presentata dalla procura di Trieste? Nei 25 punti c’è posto per gli esami scientifici ma anche per le indagini più tradizionali, dalla richiesta di riascoltare persone legate alla vittima alla data di morte, dai tabulati telefonici alle lesioni sul cadavere, all’ispezione degli abiti, dei sacchi neri ma anche degli hard disk consegnati dal marito di Lilly, a una coppia di amici. Tre sono i punti chiave legati alle indagini scientifiche.

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La data di morte

La data di morte è il vero enigma del giallo. Ricorda il gip: “Lo stesso pm nella richiesta di archiviazione ipotizza come possibile che il decesso della donna sia avvenuto il giorno stesso della scomparsa (14/12/2021) e che per un singolare concorso di circostanze il cadavere (rinvenuto il 5/1/2022) abbia presentato uno stato di conservazione tale da ingannare i consulenti del pm, i quali hanno collocato la morte di Liliana 48-60 ore prima del ritrovamento”.

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Lesioni sul cadavere

Nella nuova consulenza medico-legale che ha portato anche alla riesumazione del cadavere di Lilly, il gip ha chiesto di "descrivere e accertare le lesività riscontrate” sul corpo, “la loro origine, il mezzo che le ha prodotte, la datazione e ogni altro elemento utile a qualificare il decesso quale conseguenza di un’azione suicidiaria o di un fatto attribuibile a terzi”. Per il fratello di Lilly, Sergio Resinovich, ma anche per l’amico speciale Claudio Sterpin e per la cugina Silvia Radin, le lesioni sono state provocate da percosse. L’avvocato Antonio Cozza, che assiste la donna, osserva che questa ricostruzione è stata avallata anche dai periti di parte. “I nostri consulenti parlano di lesioni, soprattutto quella sul labbro, coeve alla morte”, osserva.

Il mistero dei 22 giorni

Altri accertamenti richiesti dal giudice riguardano la “misurazione di un enzima mediante un prelievo dai muscoli, utilizzando quello già acquisito al momento dell’esame autoptico, al fine di verificare la fondatezza dell’ipotesi del congelamento o del raffreddamento del cadavere”. E sempre per chiarire le condizioni del corpo – tra la scomparsa e il ritrovamento sono trascorsi 22 giorni -, il gip chiede “uno studio accurato, anche alla luce delle osservazioni svolte dai consulenti professor Fineschi e D’Errico, sullo sviluppo della rigidità cadaverica nei casi di congelamento”. Va infine nella stessa direzione la richiesta di “un’analisi medico-legale sui campioni prelevati dal tallone del piede sinistro per accertare l’origine della colorazione anomala”. Anche la misurazione delle temperature nel boschetto del ritrovamento - in azione l’entomologo forense Stefano Vanin - deve rispondere alla stessa domanda: poteva bastare il freddo dell’inverno a conservare il corpo di Lilly?