Genova, 16 maggio 2024 – “A Genova mi sono fatto, diciamo, una bella strada... tu pensa che ho sistemato 5 persone... noi siamo proprio amici del Toti... 5 di cui 4 riesini e 1 amico di sempre... diciamo che li abbiamo un po’ sistemati, son stati chiamati tutti, poi se c’è qualcosa ne parliamo con calma e vediamo di darti una mano". I 400 voti della nutrita comunità riesina a Genova fanno gola. E, secondo le accuse, il voto sarebbe stato davvero di scambio: tu segni Toti sulla scheda e i consiglieri che lo sostengono, e in cambio avrai vantaggi.
È Italo Maurizio Testa, in un’intercettazione, a supportare, senza saperlo, l’ipotesi dei pm Federico Manotti e Luca Monteverde. Il 25 novembre 2020 Testa – finito all’obbligo di dimora nel Comune di Boltiere assieme al fratello gemello Arturo Angelo (entrambi sospesi da Forza Italia) con l’accusa di corruzione elettorale aggravata, commessa al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa Cosa Nostra – sta parlando con un’amica e descrive il sistema con cui si sarebbe accreditato verso la massima politica ligure.
Trait d’union tra i due mondi sarebbe stato l’ex sindaco di Porto Venere e capo di gabinetto di Toti, Matteo Cozzani. Con il deputato Alessandro Sorte, Cozzani, coordinatore della lista ‘Cambiamo con Toti Presidente’, discute sulla possibilità della candidatura alle elezioni regionali (poi sfumata) di Arturo Angelo Testa, che avrebbe potuto portare in dote un bacino importante di voti a favore di Toti che, appoggiato dal centrodestra, uscirà vincente alle urne.
Ma Italo Maurizio Testa, sentito l’altro giorno dal gip Paola Faggioni nell’interrogatorio di garanzia, ha mostrato una lettera del candidato sindaco di centrosinistra del 2007, Marta Vincenzi, con cui cercava voti nella stessa comunità di trapiantati siciliani. Nella lettera, consegnata da Testa, la candidata, che poi vinse le elezioni, citava anche "la geniale idea di un’associazione culturale di Riesini e non, avviata nella nostra città, da un non riesino (Venanzio Maurici) sia un esempio da perseguire, così si possono creare forme di socialità e associazionismo formidabili, con poco".
Maurici, ex sindacalista della Cgil, nella ricostruzione accusatoria è un altro che avrebbe portato acqua al mulino di Toti. Ma lui smentisce, sia una parentela con il boss Cammarata, che la sua appartenenza politica: "Io sono di sinistra, i Testa di destra". Ma nella mole di carte che la Dda genovese ha depositato, c’è anche l’ombra di una misteriosa talpa che potrebbe aver saputo dell’esistenza dell’indagine, partita dalla Spezia – con le intercettazioni riguardanti Cozzani – e finita nel capoluogo ligure.
Un uomo , con felpa e cappellino, avvicinò i Testa proprio mentre i fratelli si trovavano con alcuni riesini. Quel soggetto, identificato nel consigliere comunale totiano Umberto Lo Grasso, avvertì Italo: "Vedi che stanno indagando, non fate nomi e non parlate al telefono… Stanno indagando". E l’altro: "si lo so, non ti preoccupare… L’ho stutato (spento in dialetto siciliano, n dr )". E così, tra le mille accuse del Liguria-gate, c’è pure quella di rivelazione del segreto d’ufficio.