Domenica 1 Settembre 2024
VIVIANA PONCHIA
Cronaca

Lidia Ravera, "in piazza tanti giovani: è una buona generazione dopo anni di silenzio"

La scrittrice alla manifestazione di Roma: uomini e donne insieme per dire basta. "Ho visto una presa di responsabilità sincera soprattutto da parte dei maschi"

Roma, 26 novembre 2023 – Lidia Ravera è appena tornata dalla manifestazione al Circo Massimo, infreddolita e quasi contenta. Folla d’altri tempi, età media bassissima. Si versa una tazza di tè: "Sono rincuorata. Li ho visti, femmine e maschi insieme per dire basta, con i cartelli che alludevano a una presa di responsabilità sincera. Che belle le ragazze: il numero le rendeva allegre, si riconosceva l’una con l’altra. Sembrava una festa campestre. Ho sentito qualcosa di nuovo e di antico dopo il silenzio assordante di chi oggi ha 40 o 50 anni. L’ultima generazione è una buona generazione, capace di una parola politica semplice e chiara".

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Finalmente allo scoperto, altro che rapporti virtuali.

"I rapporti virtuali non contano e chi oggi ha vent’anni comincia a capirlo. Scendi in piazza, prendi freddo, non sai dove fare pipì, offri la tua fatica per una causa, porti il tuo corpo in uno spazio. Si sono allontanati dai loro device . Mi sembra bellissimo. Per la prima volta ho visto più giovani che vecchi, la mia era una generazione di combattenti, questi sono insospettabili".

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Ma perché proprio per Giulia? Perché la sua morte è un punto di non ritorno e un risveglio collettivo?

"C’è sicuramente la spinta dei 104 femminicidi che l’hanno preceduta, prima o poi il vaso trabocca. In realtà questa storia terribile che ci ha presi in pieno è caldissima dal punto di vista narrativo. C’è stata una settimana di suspense assoluta, poi la scoperta di un’atrocità nemmeno immaginabile. E la nostra anima di spettatori avvelenati dalle serie americane ha riconosciuto qualcosa che risuonava e andava finalmente risolto. Non lo dico per ridurre la portata dell’orrore e nemmeno come una critica, ho passato la vita a catturare anime raccontando storie. Se capita a me voglio essere l’ultima. Sente la potenza letteraria?".

Si azzarda a definirlo l’inizio di una rivoluzione?

"Magari. Fino a un attimo prima era come se una grossa parte degli uomini non avesse capito fino in fondo che il problema è enorme e li riguarda. Le donne non sono oggetto, ma soggetto di desideri, possono anche decretare la fine di un amore. Sono cambiate, mentre dall’altra parte il cambiamento è stato appena abbozzato. Anzi, in molti casi certi atteggiamenti si sono radicalizzati perché è insopportabile vedere una compagna che si laurea prima di te, guadagna meglio e magari ti pianta. Io da ragazza facevo finta di essere stupida se mi piaceva qualcuno. Gli uomini volevano Cenerentola e continuano a volerla".

Anni di femminismo non sono serviti a niente?

"Quella è stata una rivoluzione interrotta, l’unica del ‘900 che ha provato davvero a cambiare le relazioni. Si è arrotolata su se stessa, inabissata come fiume carsico, è rispuntata, ma con la tendenza a chiudersi in conventicole. Bisogna tornare a una dimensione di massa e riprendere il discorso. Quello di oggi mi è sembrato un buon segnale anche se le fasi di transizione sono le più rischiose".

La convince l’idea di insegnare le emozioni a scuola?

"Mi fa un po’ ridere e anche un po’ paura. Ricordo quanto mi scocciasse leggere in maniera coatta I promessi sposi , che poi ho molto amato. Non vorrei che l’effetto fosse quello".

Sorpresa dai tanti «mi vergogno» e «Giulia ti chiedo scusa», dall’assunzione di colpevolezza maschile via social?

"No, anche se qualcuno ci vede un velo di ipocrisia. La verità è che gli uomini perbene esistono e sono molto imbarazzati. Mio marito per esempio. Una specie di santo che mi ha sempre protetta da chi invidiava il mio successo, un bravo compagno che oggi dice: io non lo farei ma siamo tutti corresponsabili. Mi sembra un atteggiamento sano".

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