Giovedì 14 Novembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

L’idea per le Europee Una soglia più bassa Terzo polo e sinistra sognano l’exploit

La proposta parte dai Verdi e avrebbe l’ok di FdI: sbarramento dal 4 al 3%. Contrari dem e 5 Stelle, che perderebbero molti voti d’opinione. E già parte la caccia al candidato: l’ex Pd D’Amato passa con Calenda.

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L’idea per le Europee Una soglia più bassa Terzo polo e sinistra sognano l’exploit

di Antonella Coppari

C’è nell’aria qualcosa di strano. No, non è la temperatura a 50 gradi, non solo almeno. È quel brivido inconfondibile che sorge quando si avvicinano le elezioni. Elezioni europee in questo caso. Non sono proprio dietro l’angolo, ma è già aperta la caccia al candidato in grado di trascinarsi dietro voti e clientele, e gli esperti si scervellano su altezza delle soglie e larghezza delle circoscrizioni. L’uomo del giorno è Alessio D’Amato, ex assessore alla Sanità nella giunta Zingaretti nel Lazio, ex aspirante governatore trombato alle scorse regionali. Fino all’altro ieri aveva in tasca la tessera del Pd anche se a volerlo candidato nel Lazio era stato Carlo Calenda: da ieri è ufficialmente un esponente di Azione. Ha varcato il Rubicone perché il Pd "è oramai succube di M5s. Ho sollevato delle critiche, ma non ho ricevuto risposte dalla dirigenza", dichiara.

Calenda si frega le mani ufficialmente perché "rappresenta la cultura della buona amministrazione, ed è autore della miglior campagna vaccinale contro il Covid". In realtà perché D’Amato vanta un vastissimo seguito a Roma e, insomma, sembra garantire una pioggia di voti come capolista della circoscrizione Centro. E di voti per passare la soglia di sbarramento alle Europee Calenda ha bisogno come l’aria. Con una soglia al 4% la sfida è proibitiva comunque: non solo per lui. Rischia Renzi, rischia Lupi. E rischia soprattutto Forza Italia, anche se il neosegretario, Antonio Tajani, l’accredita di un robustissimo 11 per cento. Sarà, ma gli credono in pochi. Tutto sarebbe più facile se il barrage scalasse di un gradino: insomma si abbassasse al 3%.

La proposta viene da Angelo Bonelli, leader dei Verdi, e guai a ricordargli che Avs è proprio uno dei partiti che rischiano forte di non passare quel quorum. Figurarsi se proprio a lui può essere venuto in mente una considerazione del genere: "L’ho proposto solo per uniformare la soglia delle politiche italiane e europee", s’infervora. Sta di fatto che il cambio di soglia farebbe comodo anche a lui e a Fratoianni che alle Politiche dello scorso settembre hanno ottenuto il 3,6%. Può passare? Facile non è.

I Cinquestelle sono fermamente contrari. Fosse per loro, la porterebbero addirittura la 5%. Il Pd non ci sta: un paio di punti in più o in meno in termini di immagine faranno la differenza e possono dipendere proprio dal solito voto utile. L’idea di drenare voti a sinistra fa gola: anche agli amici alleati non bisogna rendere la vita più facile. Al contrario a destra FdI è pronta a votare la proposta: se Forza Italia non dovesse entrare nel Parlamento europeo le manovre di avvicinamento conservatori-popolari diventerebbero un milione di volte più difficile e dunque ben venga una soglia bassa, forse anche bassissima. FI va da sé che concorda. Certo ambisce a un risultato ben più alto, ma una rete di protezione non fa male a nessuno. Anche per questo, Noi con l’Italia di Lupi non disdegnerebbe di presentarsi al voto insieme agli azzurri e a tutto l’arcipelago post democristiano come blocco di riferimento nel nostro Paese del Ppe.

E la Lega? La Lega ha un altro problema che però ci azzecca: vuol cambiare le circoscrizioni, rendendole più piccole. "Con collegi tanto grossi, a causa delle preferenze l’europarlamentare è portato più a stare nel collegio che a Bruxelles", spiega il vicesegretario del Carroccio, Andrea Crippa. Chissà che non c’entri, dicono i maligni, anche la possibilità di aumentare il numero degli eletti nelle zone di radicamento riducendone la grandezza. Intanto, al Senato è già in commissione Affari costituzionali una proposta di legge del democratico Marco Meloni per “spacchettare“ la circoscrizione insulare che Sicilia e Sardegna condividono: a causa delle dimensioni della Sicilia, il collegio unico rende praticamente impossibile l’elezione di europarlamentari sardi.

Se si metterà mano alla legge elettorale, di sicuro, verrà modificata anche la norma per la raccolta delle firme a sostegno delle liste, escludendo dall’incombenza solo i partiti presenti in Parlamento. Gli eurodeputati uscenti se non appartengono a un gruppo, dovranno così cercarsi un numero congruo di sottoscrittori. Non sono giochi estivi. Calcoli, manovre e campagna acquisti del genere diventeranno sempre più all’ordine del giorno di qui al prossimo 9 giugno.