Venerdì 21 Febbraio 2025
PIER FRANCESCO DE ROBERTIS
Cronaca

Muore Licio Gelli, il burattinaio: dalla camicia nera alla massoneria

Il Gran maestro della P2 aveva 96 anni. Una vita tra i misteri

Licio Gelli nella sua Villa Wanda ad Arezzo (Ansa)

Arezzo, 16 dicembre 2015 - PER CINQUANTA anni è stato l’uomo nero dell’Italia nera, il fantasma a cui sempre si ricorreva quando c’era qualcosa che non andava, che non si capiva, quando c’era bisogno di risolvere un enigma inspiegabile. E la sua fama, largamente meritata, di personaggio oscuro, l’ha accompagnato fino alla fine avvenuta ieri sera a villa Wanda – la stessa sequestrata dal fisco due anni fa –, ad Arezzo, città che da oltre mezzo secolo si era scelto come residenza dopo una vita spesa in giro per il mondo, apparendo e sparendo, ora qui e ora là, sempre in fuga da qualcuno e sempre in caccia di qualcosa.

Licio Gelli è morto a 96 anni circondato dai parenti più stretti e dagli amici che gli erano rimasti più vicini. E da stamani, da quando i media spareranno la notizia della sua scomparsa, inizierà l’elenco dei segreti che l’ex Grande Venerabile si porta nella tomba. Tanti, perché mille sono state le vicende della storia italiana che l’hanno visto protagonista, e quelle che non ha vissuto gli sono state attribuite.

VENERABILE GelliUNA STORIA lunga mezzo secolo, che ne fanno nel bene e soprattutto nel male uno dei protagonisti della seconda metà del secolo scorso. Un personaggio quello di Gelli, che è divenuto notissimo al grande pubblico solo dopo il ritrovamento nel 1981 a Castiglion Fibocchi degli elenchi della loggia massonica P2, quella di cui Gelli era stato l’ispiratore, e che da quel momento diventa protagonista di tutti gli scandali italiani. Un personaggio che però era nel cuore del potere, quello vero, già da molto.

LA SUA è stata una vita da romanzo d’appendice. Le avventure, gli intrighi, le sconfitte e le resurrezioni degne di un eroe di Dumas. Era nato a Pistoia, il 21 aprile del 1919, in una provincia quieta e anche un po’ appartata, di un’Italia che stava diventando fascista. A 17 anni, falsificando alla meno peggio i documenti, partì come volontario per la Spagna. Nel ’41 fu in Jugoslavia. Lo mandarono a Cattaro, un piccolo porto occupato dagli italiani. E qui avrebbe avuto la sua prima grande occasione. Lo misero a guardia del tesoro che gli italiani avevano tolto a Tito. Un terzo di quel tesoro sparì. Forse fu portato in Argentina. Tornò a Pistoia, aderì alla Repubblica di Salò, ma con capacità da giocoliere seppe tenersi buone le due parti. Da un lato faceva condannare i partigiani. Dall’altro li liberava.

DOPO la guerra iniziò a lavorare alla Permaflex e alla fine si mise in proprio dalle parti di Arezzo. Qualcosa, però, era accaduto nel frattempo. Entrato in massoneria all’inizio degli anni ’60, ne era arrivato ai vertici dieci anni dopo. Gli avevano affidato il compito di riorganizzare “la storica loggia P2”, e lui lo seppe fare. Da par suo. All’improvviso Gelli si trovò a discutere alla pari con banchieri, capi di Stato stranieri, leader politici italiani e non solo. La P2 era diventata la sua personalissima loggia. E i rapporti con i servizi — pare che li tenesse a un tavolo dell’Autogrill sull’autostrada — lo resero ancora più forte. Gelli parlava, scriveva, conservava. Quasi sempre documenti scottanti. E quando nell’81 una perquisizione rivelò la sua famosa lista, si capì che quell’uomo aveva un potere immenso. Molti italiani illustri erano ricattabili. Lui lo sapeva. Benissimo. Finita la sua storia, una volta rivelati i suoi segreti? Macchè.

FU ARRESTATO a Ginevra nell’82, e riuscì a fuggire dal carcere di Champ Dollon l’anno seguente. Riapparve in Svizzera nell’87, fu estradato in Italia l’anno dopo, ottenne gli arresti domiciliari, poi la libertà per motivi di salute. E mentre, per 10 anni, collezionava condanne su condanne, forse continuava ad agire. Di certo, quando il 22 aprile del ’98 la Cassazione rese definitiva la condanna a 12 anni per il crac del Banco Ambrosiano, lui scomparve. Con una amica, scelse la Costa Azzurra e ci rimase fino al 10 settembre ’98, quando fu scoperto e arrestato a Cannes. Da allora fu davvero il declino. Ottenne la libertà, ma solo per passare da un ospedale all’altro. Era ormai irriconoscibile. Era vecchio. Era davvero malato questa volta. Ci avesse almeno svelato i suoi misteri.