Domenica 29 Dicembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Licenziati perché sposati: "Ricorso contro lo Ior"

Due dipendenti dello Ior licenziati per aver violato il divieto di sposarsi imposto dal nuovo regolamento interno retroattivo. Annunciano ricorso ma Vaticano e Ior restano irremovibili.

La sede dell’Istituto per le Opere di Religione in Vaticano, ente fondato nel 1942 da papa Pio XII

La sede dell’Istituto per le Opere di Religione in Vaticano, ente fondato nel 1942 da papa Pio XII

Hanno provato a sfidare il divieto di sposarsi in nome dell’amore e della famiglia ma sono stati licenziati entrambi, i due coniugi dipendenti dello Ior su cui è calata la scure di un nuovo, controverso regolamento interno, contestato Oltretevere tanto per cominciare perché retroattivo. Ora annunciano ricorso ma Vaticano e Ior paiono compatti nel non voler fare passi indietro.

La vicenda dei due Romeo e Giulietta prende le mosse nel febbraio scorso quando i due giovani notificano all’Ufficio Risorse Umane l’intenzione di sposarsi. Il 2 maggio viene pubblicato il nuovo regolamento interno che vieta l’assunzione di coniugi, consanguinei fino al quarto grado e affini in primo e secondo grado, secondo il computo canonico. Tutto ciò quando la coppia aveva già fatto le pubblicazioni e lo Ior stesso era stato messo al corrente delle nozze tanto da aver provveduto a un anticipo sul Tfr per l’acquisto di un immobile. A causa però della retroattività delle norme, ad agosto la coppia decide di formulare a papa Francesco una richiesta di dispensa. "Nessuna risposta è mai pervenuta ai miei assistiti o a me", ha dichiarato il legale Laura Sgrò, né "nessuno di loro ha ricevuto proposte di cambi di settore o ricollocamento". E così, decorsi 30 giorni dal matrimonio, martedì il colpo di scena: vengono licenziati in tronco entrambi, "invitati" a lasciare subito il luogo di lavoro e a riconsegnare anche le tessere di accesso al Vaticano, nonché le carte di credito e i bancomat.

Immediata l’impugnazione dell’atto da parte di Sgrò: "È nullo, illegittimo e gravemente lesivo dei diritti fondamentali delle persone e dei lavoratori". Nel pomeriggio una nota dello Ior parla di "decisione difficile" ma dettata "dalle regole".