Roma, 9 gennaio 2025 – Mentre la diplomazia lavorava sul palcoscenico della politica internazionale per aprire la porta della cella di Cecilia Sala, c’erano uomini che a loro volta agivano fuori dal cono di luce dei riflettori, nella penombra di incontri che non contemplano protocolli né verbali e dove nulla è mai come sembra, dove il do ut des è blindato da solidi patti di segretezza. Al di là dei complimenti di rito scattati appena si è appreso che la giornalista rimasta per 21 giorni nelle carceri di Evin volava verso l’Italia, va sottolineato che gli 007 italiani hanno avuto un ruolo fondamentale nella svolta della liberazione. E stavolta, al contrario di altri frangenti, non sono usciti dollari dalle tasche dell’Intelligence per pagare riscatti. Gli uomini dell’Aise, l’agenzia che opera sull’estero, hanno lavorato con grande capacità sul posto, a Teheran, hanno trattato sullo stretto sentiero dei rapporti che stanno fuori dai canali diplomatici fino a trovare intese comuni con gli iraniani su cui agire per offrire alla politica gli elementi utili a trovare una soluzione.
Senza il ponte costruito dagli 007 italiani verso la diplomazia, che ha fatto il resto, dopo giorni di incontri ufficiali e ufficiosi a Teheran non avremmo visto Cecilia Sala scendere con sorriso dal Falcon 900 di Ciampino. Nella triangolazione Stati Uniti-Italia-Iran con la premier Giorgia Meloni andata e tornata nel viaggio lampo a Mar-a-Lago da Donald Trump, i servizi segreti hanno calato la carta vincente, pur in gioco di squadra.
Nella tensione e nella fretta di concludere si doveva scegliere infatti tra due formule di trattativa: dialogare direttamente con l’Iran su altri fronti o coinvolgere, come è successo, gli Stati Uniti, pur dialogando con i pasdaran.Non è un caso né un colpo di teatro che sia andato direttamente a Teheran a prelevare la giornalista Giovanni Caravelli, direttore dell’Aise a bordo del Falcon 900 in dotazione alla Compagnia aeronautica italiana che fa capo all’Intelligence. Nella capitale iraniana l’Italia dispone di un centro dei Servizi in virtù del fatto che con l’Iran, che pure è al centro della turbolenza mondiale, l’Italia ha sempre mantenuto buoni rapporti. Gli agenti sul posto hanno incontrato i pasdaran, hanno limato, mediato, individuato una formula di accordo. Hanno poi riferito ai vertici in Italia che a loro volta hanno girato gli elementi utili per l’ultimo miglio al governo, mentre Giorgia Meloni ha impresso la svolta bevendo il caffè nel salotto di Mar-a-Lago con Donald Trump e in parte con l’amministrazione Biden, ancora in carica.
Del resto il governo ha cercato di accelerare prima dell’insediamento di The Donald, che avrebbe potuto aprire scenari più complicati. La trattativa ha anche fatto leva sul fatto che l’Iran in questo momento è più debole sul piano internazionale con Hezbollah quasi azzerrato in Libano e Hamas ormai sconfitto nell’inferno di Gaza da Israele. “Il direttore dell’Aise Gianni Caravelli ha fatto un’operazione straordinaria – sottolinea con grande chiarezza Andrea Margelletti, presidente del Cesi, principe degli analisti – perché l’eccezionalità delle circostanze non sta solo nell’aver riportato a casa la reporter, ma averlo fatto in una situazione molto complessa e delicatissima, con l’Iran al centro di mille contrasti. I nostri 007 hanno avuto la capacità di leggere al meglio la situazione senza farsi influenzare da elementi esterni fino a trovare una via d’uscita, poi completata dalla premier Giorgia Meloni e dallo staff di governo”.
Ovviamente la trattativa ha ruotato in gran parte sull’arresto dell’ingegnere dei droni, Mohammad Abedini a Malpensa il 16 dicembre su richiesta degli Usa. Niente estradizione? Possibile. Una via d’uscita di cui non si conoscono i contorni è stata trovata, pur in attesa dell’udienza del 15 gennaio. In quella data si capirà quali sono gli accordi con gli iraniani. I giudici potrebbero autorizzare i domiciliari in un alloggio di Milano in attesa di una possibile estradizione negli Usa. In caso contrario il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, potrebbe fa liberare il detenuto. Vedremo. Per ora vale il coro unanime della politica verso l’Aise con le voci principali del ministro della Difesa, Guido Crosetto, il sottosegretario che segue i Servizi, Alfredo Mantovano, e il ministro degli Esteri, Antonio Tajani.