Di chiudere le scuole e passare alla didattica a distanza non se ne parla. Ma sul resto, sullo scaglionamento degli orari di entrata e uscita, si può discutere, a patto di non sacrificare la scuola. Il ministero dell’Istruzione cerca di blindare la scuola come "luogo più sicuro di altri" e, insieme ai presidi, ne difende l’apertura che non può essere compromessa, attacca la ministra Lucia Azzolina, a causa della situazione esplosiva del trasporto pubblico. O per le fughe in avanti di singole Regioni: ieri il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ha annunciato che, per arginare l’alto tasso di contagi, le scuole resteranno chiuse fino al 30 ottobre.
Una decisione "gravissima, profondamente sbagliata e inopportuna" secondo la Azzolina, dettata da un "accanimento sulla scuola da parte del presidente De Luca, ultimo a riaprirla e primo a richiuderla". Dati alla mano, secondo la ministra in Campania il rischio di contrarre il virus a scuola è più basso che nel resto d’Italia: "In regione lo 0,075% degli studenti è risultato positivo al Covid e la media nazionale è dello 0,080". Le dà conforto il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro: "La trasmissione del virus a scuola è limitata rispetto a quella che avviene in comunità".
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Ma c’è un margine aperto di trattativa tra governo e Regioni in merito alla possibilità di differenziazione degli orari scolastici, allo scopo di diminuire i picchi di utenza sui mezzi del trasporto pubblico locale nelle città. Dunque, ingressi ‘per blocchi’ – mattina o pomeriggio – soprattutto nelle grandi città, in modo da garantire le stesse ore di lavoro per il personale. Tra le ipotesi, anche quella di aumentare la percentuale di lavoratori in smart working, in particolare nella Pa. "La mattina non sono solo gli studenti a salire sui mezzi – sottolinea la Azzolina –. Lasciare gli studenti a casa è inaccettabile".
Sulla stessa linea Antonello Giannelli (Associazione nazionale presidi): "La scuola non è la Cenerentola della nazione. Gli studenti su bus e in metrò costituiscono una minoranza dell’utenza complessiva, composta per lo più di lavoratori". Due, secondo l’Anp, le soluzioni su cui lavorare: un maggior ricorso al lavoro agile e l’utilizzo dei trasporti privati per accompagnare gli alunni a scuola.
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