Volevano bene alla nonna. Conoscevano le sue abitudini e i problemi di salute che la costringevano a stare in Italia. Donna Marella era nel radar dei tre nipoti, non avrebbe potuto risiedere in Svizzera a loro insaputa. Per questo è "verosimile" che i fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann siano stati consapevoli della "frode" commessa intorno alla presunta evasione dell’imposta di successione della vedova di Gianni Agnelli. È quanto scrive il Tribunale del riesame di Torino nelle motivazioni con cui sono stati confermati i sequestri di documenti e database informatici: uno dei tanti clamorosi colpi di scena dell’inchiesta sull’eredità dell’Avvocato, un altro punto a favore di Margherita, esclusa dai lasciti. L’ipotesi della procura è pesante: truffa ai danni dello Stato, realizzata attestando con "artifici e raggiri" una falsa residenza svizzera. Prima vengono messi sotto inchiesta John Elkann, il commercialista Gianluca Ferrero e il notaio svizzero Urs von Grueningen, poi il procedimento viene esteso anche a Lapo e Ginevra.
Secondo gli inquirenti l’imposta avrebbe dovuto essere versata in Italia appunto perché la residenza elvetica di Marella Caracciolo era fittizia. "La frode – scrivono i giudici – è stata verosimile oggetto di dolo in capo a tutti i tre fratelli Elkann". E ancora: "Di fronte al decesso della congiunta è verosimile che abbiano avallato, con dolorosa volontà adesiva, le strategie già suggerite dal Gianluca Ferrero". Tutto questo con varie sfumature di coinvolgimento: il tribunale ipotizza che John abbia avuto un ruolo più attivo, mentre fratello e sorella si sarebbero "limitati a un concorso morale rafforzativo". I loro legali attendevano con impazienza il deposito delle motivazioni del provvedimento di conferma del sequestro per decidere se ricorrere in Cassazione. Venerdì 28 marzo i giudici del riesame avevano respinto il ricorso dei tre fratelli dando quindi ragione alla procura torinese, che si era mossa dopo un esposto di Margherita convinta di essere stata esclusa dall’eredità della madre morta nel 2019.
Questione delicatissima che si è tirata dietro anche un’altra grana, la possibile evasione fiscale su un ingente patrimonio occultato in paradisi offshore, dai Caraibi al Liechtenstein. Fra un procedimento civile e un’indagine penale, vacilla l’assetto di controllo della Dicembre, la società di cui John Elkann è azionista di maggioranza e da cui dipende l’impero finanziario e industriale della famiglia, dalla Holding Exor a Stellantis. La procura potrebbe estendere gli accertamenti anche lassù. Ma niente può essere dato per scontato in questa storia. Il primo sequestro, quello dell’8 febbraio, era stato (in buona parte) annullato. Il secondo, del 7 marzo, invece è valido per una serie di ragioni. Una di queste è di carattere grafico: infatti "ogni periodo, paragrafo e sottoparagrafo (del nuovo decreto dei pubblici ministeri - ndr) è del tutto diverso nella forma espressiva, nell’ordine e nella strutturazione delle parti espositive". Insomma, è stato scritto un po’ meglio.