Il Mediterraneo ingoia altri sessanta migranti (inclusi donne e bambini). Lo comunica l’ong Sos Méditerranée, armatrice della motonave Ocean Viking il cui soccorso in acque libiche salva i 25 superstiti, miracolosamente ancora in vita, su un gommone alla deriva. I naufraghi sono in condizioni pessime. In due perdono conoscenza. Vengono prelevati da un elicottero della Guardia costiera e ricoverati in Sicilia. Gli altri presentano ustioni, disidratazione, ipotermia, stato di choc per l’agonia e il decesso dei compagni. "I sopravvissuti sono partiti da Zawiya, in Libia, 7 giorni prima di essere salvati – scrive la ong –. Il motore si è rotto dopo 3 giorni, lasciando la barca alla deriva senza acqua e cibo. I sopravvissuti dicono che almeno 60 persone sono morte". Forse era l’imbarcazione segnalata da Alarm Phone e non raggiunta dai tripolini.
Effettuato il salvataggio in area libica, Ocean Viking – su richiesta delle autorità italiane – soccorre altre 224 persone in due distinte operazioni: 113 da una barca di legno, ma tutte con giubbotti di salvataggio già forniti da Trotamar III (il veliero di ricerca e salvataggio finanziato dalla ong People on Motion); poi altre 88 persone da un gommone strapieno, con il supporto di Sea Bird 2 (l’aereo della ong Sea-Watch). Dopo il Mayday lanciato da Frontex "una pattuglia libica si è tenuta a distanza", è la cronaca di Sos Méditerranée.
In ossequio al decreto Piantedosi del 2023 poi convertito in legge, che assegna metodicamente alle imbarcazioni salva-migranti i porti più lontani, il premio alla Ocean Viking per i tre salvataggi è la traversata jonico-adriatica fino ad Ancona con 224 migranti a bordo (35 minori), tutti molto provati. "Il viaggio di 1.450 km – sottolinea l’ong armatrice – rischia di peggiorare le condizioni mediche dei naufraghi, alcuni ancora attaccati all’ossigeno. Abbiamo chiesto alle autorità un luogo più vicino". I giorni supplementari di viaggio inflitti alla Ocean Viking depotenziano la catena dei soccorsi civili nel Mediterraneo in un momento particolarmente delicato per via del contemporaneo sequestro di ben tre motonavi umanitarie: Humanity 1, ancora ferma a Crotone dopo il salvataggio multiplo di 77 migranti di tre barconi al largo di Libia e Tunisia con "situazione di pericolo per i migranti" (minacciati invece, secondo la ong Sos Umanity, proprio dalla guardia costiera libica); Sea-Watch 5, stoppata per 20 giorni a Pozzallo; Sea-Eye 4, bloccata per 60 giorni a Reggio Calabria.
Secondo l’ong Mediterranea, "le autorità italiane accusano in maniera fittizia gli equipaggi delle navi" di non collaborare con la Libia, solo perché, quando ci riescono, le ong anticipano "i tentativi della cosiddetta guardia costiera libica di deportare in Libia le persone in pericolo in mare in violazione del diritto internazionale". È la stessa Cassazione a dare indirettamente ragione alle ong. Con sentenza del 1° febbraio la Suprema corte ha infatti confermato la condanna del comandante di un rimorchiatore italiano che, dopo aver soccorso un centinaio di migranti, li aveva trasbordati su una motovedetta di Tripoli: la Libia non è "porto sicuro".
L’Organizzazione internazionale per le migrazioni definisce "ampiamente insufficiente" l’attuale sistema di soccorso. L’Unhcr esprime "profonda tristezza". Di fronte all’ennesima "strage degli innocenti", Avs e M5S criticano il governo. Tanto dolore "dovrebbe far riflettere Giorgia Meloni sull’inutilità di rinnovare gli accordi con la Libia", punge Riccardo Magi (+Europa). Elly Schlein, segretaria Pd, critica anche Bruxelles: "Domenica la presidente della Commissione Ursula von der Leyen si prepara a volare con Giorgia Meloni in Egitto, come già in Tunisia, a promettere risorse al regime di Al-Sisi per fermare le partenze, in un Paese che non è sicuro né per gli egiziani né per gli altri. Continueremo a batterci per la solidarietà europea".