Giovedì 14 Novembre 2024

Leda e il Cigno, cosa dice il mito dell'affresco 'osé' di Pompei

Amore e violenza, inganno e seduzione, crudeltà e innocenza. Cos'è e cosa insegna il mito di Leda e il Cigno

Leda e il cigno a Pompei (Ansa)

Leda e il cigno a Pompei (Ansa)

Napoli, 19 novembre 2018 - Il potere dell'erotismo, la sensualità dell'amore fisico, l'incanto della seduzione. È questo il mito di Leda e il Cigno, uno dei racconti e delle leggende che hanno rapito nei secoli l'attenzione e l'interesse di artisti e scultori, da Leonardo a Michelangelo, e che oggi ritroviamo nell'affresco venuto alla luce dagli scavi di Pompei

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IL MITO - Leda, figlia di Testio, re d'Etolia e di Euritemide, era la meravigliosa moglie di Tindaro, re di Sparta. La sua bellezza non passò inosservata a Zeus, dio dell'Olimpo, che si innamorò ben presto di lei. Il dio doveva assolutamente trovare il modo di sedurre quella donna. E così un giorno, mentre la regina spartana si riposava sulle sponde di un fiume, apparve uno splendido cigno bianco. Piume perfette, elegante e sontuoso, l'animale aveva un dolce e inebriante profumo di ambrosia, e Leda ne rimase folgorata. Zeus si era trasformato in quel cigno ed era riuscito a far innamorare la regina spartana. I due giacquero insieme e il re degli dei profetizzò a Leda che avrebbe partorito due uova. Dall'uno sarebbero nate Clitemnestra, poi moglie di Agamennone, e Elena (la famosa Elena di Troia); mentre dall'altro i Dioscuri (Castore e Polluce). 

COSA VUOL DIRE - Il mito vuole rappresentare l'emblema della potenza sessuale, la forza della seduzione, la tensione vigente tra amore e violenza. La trasformazione in cigno è l'inganno con il quale Zeus riesce a ottenere quello che vuole, la seduzione della regina Leda. Come a voler dire che il fine giustifica sempre i i mezzi (anche se illusori). Il re dell'Olimpo è riuscito nel suo intento violento mascherandosi in qualcosa di puro, candido e insospettabile. E la donna è rimasta vittima di una crudeltà nascosta, della potenza sessuale maschile occultata dall'innocenza di un elegante animale bianco.  

MICHELANGELO - Tra le più potenti e mirabili rappresentazioni del mito abbiamo l'opera di Michelangelo realizzata per il Duca d'Este. Il dipinto venne commissionato da Alfonso d'Este e Michelangelo lo realizzò nel 1530. Tuttavia, al momento della consegna il delegato del Duca definì l'opera, al cospetto dell'autore, "poca cosa" e così Michelangelo si rifiutò di consegnargliela. Questo è quello che viene riportato nelle testimonianze di Ascanio Condivi e Giorgio Vasari. Da quel momento non si ha più notizie del quadro, forse donato dallo stesso autore a un garzone. Ma ancora oggi risulta disperso. A Casa Buonarroti, Firenze, esiste un disegno preparatorio della testa di Leda, ritenuto universalmente autografo. Per il volto Michelangelo prese probabilmente spunto dal proprio allievo e assistente Antonio Mini. 

LEONARDO DA VINCI - Un'altra preziosa opera, andata anche questa perduta, è "Leda col cigno" di Leonardo da Vinci, databile 1505-1510. Del dipinto sopravvivono oggi solo un certo numero di studi e alcune copie e varianti di allievi e imitatori. L'originale è stato ricordato in Francia dal pittore Giovanni Paolo Lomazzo nelle raccolti reali insieme alla Monna Lisa. Ma già alla fine del XVII secolo se ne perse ogni traccia. Pare comunque che l'opera di Leonardo suscitò grande ammirazione. Basti pensare che oggi di copie ne esistono 9