Bologna, 25 ottobre 2024 – "Non ha avuto nemmeno la soddisfazione di vedere sua figlia". Un dolore che si trasmette da padre a padre. Un dolore indicibile, a cui Domenico Cubello, ex carabiniere papà di Lorenzo, morto nell’esplosione della Toyota Material Handling, prova a esprimere tra le lacrime di disperazione e rabbia. "Non ho ricevuto nessuna chiamata dai dirigenti dell’azienda", tuona il papà ai microfoni di Rai News 24.
Un dolore da padre a padre. La gioia di diventarlo, per Lorenzo, era incontenibile. Il sorriso sul volto dopo averlo scoperto aveva rallegrato il cuore di tutti, specialmente il suo e quello della sua compagna, che gli stava per regalare l’emozione più grande di sempre.
E tra appena due mesi, lo sarebbe diventato, un papà, Lorenzo Cubello. Quel sogno, tanto desiderato e che finalmente si stava trasformando in realtà, rimarrà cristallizzato. Perché Cubello, trentasette anni compiuti lo scorso 10 settembre, non vedrà mai sua figlia nascere né dire la sua prima parola. Non le terrà la mano durante i suoi primi passi e non la accompagnerà fuori dal cancello il suo primo giorno di scuola. Non le racconterà della sua passione per il mare e per il suo lavoro e nemmeno di quella pazzia fatta per amore: trasferirsi a Russi, in provincia di Ravenna, per la sua mamma, percorrendo ogni giorno circa 200 chilometri, tra andata e ritorno, per continuare a lavorare nello stabilimento della Toyota Material Handling, a Borgo Panigale, e al tempo stesso stare vicino all’amore della sua vita.
La vita a Lorenzo è stata strappata via dall’esplosione nella sede bolognese della multinazionale che si occupa di movimento merci e produzione di carrelli elevatori. Qui, da dipendente nel reparto logistico, nel ruolo di Jolly, Cubello, nato a Bologna nel 1987, ha lavorato con passione e dedizione fino all’ultimo giorno. Ad attenderlo a casa la compagna incinta. Sarà probabilmente il fratello maggiore a spiegare alla piccolina che verrà al mondo che persona era il suo papà, residente a Russi, da dove è arrivato il cordoglio della sindaca Valentina Palli: "Condoglianze più sincere alla famiglia. Gli incidenti sul lavoro nel 2024 non sono più accettabili. La morte di un ragazzo così giovane è una tragedia".
Sogni distrutti e spezzati. Spezzata è la vita di Fabio Tosi, seconda vittima della tragedia. Tosi era ancora più giovane di Cubello, di tre anni. Trentaquattro anni spariti nell’esplosione nell’azienda in cui Fabio era team leader del reparto logistica. Fabio, bolognese come Cubello, lascia un’impronta sul mondo fatta di sorrisi e bontà, perché tutti gli volevano bene e non smetteranno mai di farlo. Dopo il diploma all’istituto tecnico Aldini, la strada verso il mondo del lavoro, che l’aveva condotto fino allo stabilimento al Bargellino, dove è accaduta la tragedia. Una strada in cui aveva incontrato l’amore, che emerge anche dalle foto e dagli scatti che sui social Fabio postava con la compagna. Immagini di momenti felici, in viaggio soprattutto, che ora incorniciano una vita di ricordi. Nei ricordi, la passione di Tosi per il mondo dello sport, come il basket, il frisbee e lo scii, la scoperta di mondi lontani, dimostrata dai viaggi condivisi sui social, e il legame con i motori e le auto. Tutto svanito nello scoppio, con cui sta facendo i conti la famiglia di Fabio. Due giovani che non potranno più continuare a scrivere il cammino della loro vita. È stata la tragedia sul luogo di lavoro a farlo per loro.