Lunedì 10 Febbraio 2025
ALBERTO PIERI
Politica

Le scuse di De Angelis: "Ho creato disagio, sul 2 agosto idee mie". L’opposizione: si dimetta

Il capo della comunicazione del Lazio aveva negato responsabilità degli ex Nar. E il governatore Rocca: ha commesso un errore, Meloni non felice.

Le scuse di De Angelis "Ho creato disagio, sul 2 agosto idee mie" L’opposizione: si dimetta

Arrivano le scuse, ma non le dimissioni dal suo incarico (che è, formalmente, ‘solo’ di responsabile Comunicazione della Regione Lazio), come pure gli chiedono, in coro, tutte le opposizioni, dal Pd ai 5Stelle fino al Terzo polo. Marcello De Angelis era finito nella bufera per un suo post su Facebook in cui ha negato la responsabilità degli ex Nar Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e Massimo Ciavardini nella strage di Bologna del 1980 che, con sentenza passata in giudicato, è stata a loro addebitata e che ha causato 85 morti. Il politico di FdI ha accusato i vertici dello Stato di sbagliare nel sostenere proprio quella verità, anche se è stata accertata da molte sentenze. "Io ho già preso doverosamente atto, come detto in aula, delle sentenze giudiziarie. E ho ricordato l’importanza della desecretazione degli atti sulla strage di Bologna", non tralasciando "le ombre e i dubbi", assicura ora. Poi in serata, di fronte a polemiche che non si placano, si fa più chiaro. Appare un nuovo, lungo, post su Fb con cui il politico chiede perdono a "quelli, e sono tanti, a partire dalle persone a me più vicine, a cui ho provocato disagi, trascinandoli in una situazione che ha assunto dimensioni per me inimmaginabili. Profonde scuse nei confronti di chi io possa aver anche solo turbato esprimendo le mie opinioni".

La premier viene descritta - persino dal governatore del Lazio, Francesco Rocca, cui è scoppiata una grana quantomeno inaspettata e, per di più, in piena estate – "furibonda", ma il problema non è affatto tutto e solo di Rocca, che prende le distanze: "Ha commesso un errore - chiarisce -. Io ora farò le mie valutazioni, ma lui non è il mio portavoce e non ha alcun ruolo politico nell’amministrazione regionale".

Non che vada meglio in altri ambienti di FdI, dove pure si ritiene "sbagliato" chiederne la testa perché sarebbe "da mentalità sovietica" (sic). Pur venendo dai lombi del Msi – e, dopo, di An – anzi, proprio per questo motivo, le posizioni sono di mutismo assoluto, se non di totale freddezza. Infatti, se si scava nella storia dell’Msi e di quella che, a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, erano le posizioni dei neofascisti e di Terza posizione, o di Ordine nuovo, si scopre subito che le idee e i posizionamenti su tanti fatti tragici dell’eversione nera sono sempre state diverse. Si oscilla tra una posizione lealista verso lo Stato repubblicana e una all’apparenza più eversiva. Un album di famiglia che, per quanto poco noto, a differenza di quello della sinistra extraparlamentare, non solo la destra aveva ma che ha anche sempre fatto fatica a recidere. Non è passata inosservata, da questo punto di vista, la posizione pro-verità ufficiale sulla strage di Bologna del presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ancora ieri, con una nota del suo staff, ha ribadito che, per lui, vale ciò che la Corte di Cassazione ha confermato: la matrice della strage di Bologna del 2 agosto 1980 è nera (lo ha detto, il giorno dell’anniversario, in Senato, in modo ufficiale) e da tale verità non si scappa.

Parole che, invece, hanno messo a rumore una certa (ex) estrema destra che, così si dice in ambienti ben informati di FdI, voleva far pagare a La Russa le sue parole. E se è vero che la premier, lo stesso giorno, parlò genericamente di "atto terroristico", mentre il Capo dello Stato la ha bollato, in modo netto, come "neofascista", il problema è proprio in una memoria non condivisa che, ancora oggi, agita i mondi ex Msi-An-FdI e che ha creato ambiguità, incomprensioni e litigi.

Pochi sanno, per dire, che lo stesso De Angelis fu inquisito per la strage di Bologna, andò in galera, gli fu perquisita casa della madre e molto altro, anche se lui rifiuta la definizione di "terrorista". Forse da qui derivano i suoi maliziosi riferimenti, a molti criptici, su "massime autorità dello Stato", dove c’è chi ha voluto ‘leggere’ il nome La Russa e, forse, di altri ancora. Forse ancora più ‘in alto’.