Sabato 15 Marzo 2025
NICOLA PALMA
Cronaca

Le ronde anti maranza. Reclutamenti e pestaggi. Prime identificazioni

Dopo il nostro reportage sugli incontri web scatta l’inchiesta della procura. Contestata l’associazione per delinquere. E si indaga su un altro episodio.

Ieri pomeriggio una nuova rissa tra gruppi di maranza. nel cuore di Milano

Ieri pomeriggio una nuova rissa tra gruppi di maranza. nel cuore di Milano

Si stringe il cerchio attorno agli ideatori di "Articolo 52". Gli investigatori avrebbero già identificato alcuni dei presunti organizzatori dei gruppi "anti maranza", lanciati poco meno di una settimana fa con una pagina Instagram (ora sospesa) che ha attirato 14mila follower e che ha generato una serie di chat per cercare persone interessate a organizzare ronde in giro per Milano. Ora tocca alla Procura decidere i prossimi passi, nell’ambito del fascicolo aperto dal pm Alessandro Gobbis per associazione a delinquere, più altri reati-fine come l’istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale e il pestaggio di un giovane nordafricano.

Sì, perché le indagini delle forze dell’ordine – scattate sin da subito per capire chi si celi dietro il movimento che promette di "rispondere alla violenza con la violenza" – si sono concentrate inizialmente sull’analisi del video-manifesto pubblicato domenica scorsa sui social: il fimato di una cinquantina di secondi mostra la violentissima aggressione subita da un ragazzo sulla Darsena, accusato da alcuni passanti di aver appena scippato una collana e colpito ripetutamente con calci e pugni da almeno due uomini vestiti di nero e con i volti coperti da cappucci e scaldacollo. Fotogrammi difficili da collocare nel tempo, visto che dopo quel raid nessuno ha chiamato il 112.

La lente di chi sta indagando si è poi spostata sui gruppi creati sull’app di messaggistica istantanea Telegram, che col passare dei giorni sono stati "ripuliti" da quelli che sono stati definiti "spioni, troll e infiltrati". Proprio da uno di quei canali divisi per punti cardinali (Nord, Sud, Ovest, Est) è stata lanciata mercoledì pomeriggio una riunione sulla piattaforma Zoom. Un incontro virtuale per contarsi e assoldare "gente fidata". Un incontro a cui abbiamo partecipato anche noi per una ventina di minuti, come dato conto ieri su queste pagine. Il primo a prendere la parola è stato L., che si è descritto come un appassionato di softair ("Lo pratico da 12 anni"), ha detto di aver lavorato come buttafuori e addetto di portineria e ha sostenuto di essere stato "due anni in Afghanistan con mio zio" verosimilmente come contractor. Dopo un breve preambolo in cui ha accennato a quartieri da sorvegliare e coordinatori da istruire con qualche serata di prova, è arrivata la prima domanda spartiacque da uno dei circa venti connessi via web: "Cosa intendiamo per legalità?". La risposta l’ha data F., parso uno dei principali ispiratori dell’iniziativa senza leader riconosciuti né legami (quantomeno ufficiali) con l’estremismo di destra: "La legalità – ha argomentato tradendo origini capitoline – arriva fino al punto in cui possiamo intervenire con le buone maniere. Dal momento che non possiamo più intervenire con le buone maniere, sappiamo che sei fuori dalla legalità. Chi sbaglia paga, questo deve essere chiaro per tutti".

Poi la discussione è proseguita sull’equipaggiamento da indossare. L. ha mostrato a favor di videocamera un gilet tattico mimetico, simile a un giubbotto antiproiettile, da rinforzare all’occorrenza con una piastra e un tappetino di gommapiuma: "Se vi arriva una coltellata, fidatevi che non vi arriva nel cuore ma vi arriva dentro la piastra e si ferma lì". Avvertenza da tenere sempre a mente: "Non lo dovete mai usare scoperto, ma sempre sotto la giacca o la felpa, altrimenti le forze dell’ordine vi possono chiedere “Perché andate in giro con questi corpetti militari?”". Già. "Per quanto riguarda bodycam e walkie talkie, ve li forniremo noi", ha chiuso l’argomento F. Che poi ha invitato la mini platea a farsi avanti: "Non tratteniamo nessuno, ma siamo determinati a fare un certo lavoro sul territorio. E sarà fatto". Delle ronde ha parlato ieri anche il sindaco Giuseppe Sala: "Non vanno bene, la giustizia deve essere gestita dalle forze dell’ordine".