Peruzzi
Scava nella pancia del nostro Paese, nelle abitudini, nella cultura patriarcale che permea il modo in cui vediamo le cose. Il caso Giambruno ci mette allo specchio e l’errore più grave sarebbe derubricarlo a un singolo episodio, allo scivolone di un “guascone”, mentre, al contrario, è quello che le donne subiscono da sempre. Uomini che si sentono autorizzati a fare battute sessiste, toccare, mandare messaggi inopportuni, usare doppi sensi, tutte cose in grado di mettere in difficoltà donne spesso più giovani e quasi sempre con meno potere. Perché è sempre stato così. La cosa che mi sono sentita ripetere da molti uomini è che le donne sono diventate noiose, non si può neanche più scherzare. No. Non si può più scherzare, perché il nostro corpo non è un campo da gioco, e solo noi vogliamo scegliere cosa farne. Perché la nostra libertà è incompiuta, i diritti esposti alle intemperie di una società patriarcale che ancora tenta di metterci il silenziatore, che giustifica il carnefice. Tante donne non si rendono neppure conto che quello che subiscono, anche quella battuta a sfondo sessista, è una violenza. Non rendendosene conto, non riescono a vederla per quello che è e a denunciarla. Non si può scherzare perché il potere è ancora saldamente nelle mani degli uomini, anche se in questo momento, sul gradino più alto, c’è una donna. Nella maggioranza dei casi sono gli uomini a decidere chi può lavorare, chi avrà un’opportunità.
questo caso accende il riflettore anche sulla difficoltà degli uomini a stare accanto a una donna forte, nel caso specifico una leader. Senza contare che, anche quando sono in ruoli apicali, le donne sono guardate con sospetto, viste come il riflesso degli uomini che le hanno volute o messe sotto la lente per i presunti favori che potrebbero aver fatto al potente di turno. La molestia e la violenza sono gocce che scavano la pietra, parafrasando la metafora usata dalla presidente del Consiglio, determinano le scelte e i comportamenti, portano a fare passi indietro. Per paura. Sbattere il “mostro” in prima pagina, convincersi che sia un caso isolato, è la colpa originaria. Dobbiamo assumerci la responsabilità, a livello sociale, della violenza che subiscono le donne, perché no, non si può più scherzare.