di Aldo Baquis
È anche cittadina britannica, ancora non ha la statura di Winston Churchill, ma domenica poche ore dopo essere stata liberata dalla prigionia a Gaza Emily Damari (28 anni) ha già imposto in Israele un nuovo segno di vittoria: diversamente dallo statista, lei ha sollevato la mano con il mignolo e l’anulare protesi verso il cielo, e con un anello al pollice. Le altre due dita sono andate perdute quando il 7 ottobre 2023 un commando di Hamas penetrato nella sua casa nel Kibbutz di Kfar Aza le ha sparato a bruciapelo alla mano. Adesso quella menomazione è divenuta una bandiera, un segno di trionfo sul male. Lei stessa ha rilanciato quel simbolo nel primo messaggio su Facebook dopo 471 giorni di prigionia. E quel gesto è stato subito rilanciato nei tabloid britannici (Emily è una tifosa del Tottenham). In Israele già ieri diversi giovani si sono fatti tatuare col simbolo di Emily.
L’emozione per la liberazione delle tre giovani (oltre a Emily la veterinaria di Kfar Aza Doron Steinbrecher, 31 anni, e la danzatrice Romi Gonen, 24 anni, catturata da Hamas al festival musicale Supernova) ha ieri contagiato Israele. Al secondo piano del Centro medico Tel ha-Shomer (Tel Aviv) le tre sono tenute in custodia, sia pure benigna. Per loro è stata allestita un’area residenziale nella quale saranno effettuate le prime visite mediche.
"Domenica avevano addosso dosi elevate di adrenalina – ha detto una fonte medica –. Ora devono smaltirla e cominciare la riabilitazione, tornare a contatto con la realtà". Resteranno in degenza diversi giorni. Per ordine dei medici, gli interrogatori dell’intelligence dovranno attendere. In particolare ha destato attenzione il fatto che Doron e Romy siano uscite da Gaza coi capelli ben ordinati in trecce. Un anno fa un’altra ex ostaggio aveva riferito che prima della liberazione anche a lei era stata fatta una treccia, opera della abilità di due soldatesse ancora prigioniere di Hamas. In un video rilasciato da Hamas un anno fa la stessa Doron era apparsa con due soldatesse: Daniel Gilboa e Karine Erayev. È possibile – si sono chiesti nell’esercito – che le due militari fossero domenica anch’esse nel rione Rimal di Gaza, nella zona dove la Croce Rossa prendeva in consegna i tre ostaggi?
Secondo la tv commerciale Canale 13 nei primi colloqui le tre hanno detto che erano certe che i loro sequestratori non le avrebbero eliminate. Il prossimo rilascio di ostaggi è previsto domenica: si tratterebbe di tre soldatesse e di una donna civile. Mentre le tre giovani sono state protette dalla stampa, alla ribalta sono balzate le rispettive madri – Meirav Leshem Gonen, Mandy Damari e Simona Steinbrecher – che in questi mesi non hanno lesinato sforzi, in Israele e all’estero, per recuperare le figlie. "Devo ringraziare Trump – ha detto quest’ultima – per l’impegno". Mentre le tv mandavano in onda le commoventi immagini delle prime telefonate ai padri ("Papà, sono tornata viva", ha esclamato Romi. "Ho resistito solo per te", ha gridato Emily) sul web gli amici cercano di garantire sostegno a distanza. A Romi – coreografa promettente – un amico ha proposto di tornare ad ascoltare un brano musicale degli ‘Infected Mushroom’, ‘Becoming Insane’: ossia ‘perdendo la ragione’. Forse non la scelta migliore per chi, come Romi, il 7 ottobre vide la morte negli occhi mentre danzava nel rave.