Tecla gli diceva sempre "sei la cosa più bella che ci sia". Matteo Messina Denaro, il boss tutto "sticchio e quasette di seta" (sesso e calze di seta, copyright Vincenzo Virga, la vecchia guardia), ha sempre avuto un debole per le donne, e Tecla è stata una delle più importanti. In realtà Tecla era come la chiamava lui nei pizzini d’amore, ma lei – che si firmava Mary o Mariella – all’anagrafe fa Maria Mesi. E ora Maria Mesi, che in passato ha avuto un grande ruolo nella vita del boss, è finita nuovamente indagata per aver favorito la latitanza del padrino di Castelvetrano.
Nuovamente, perché Mary era stata già arrestata il 14 giugno 2000 e finì in carcere, con il fratello Francesco, accusata di essere intestataria del contratto di affitto di un appartamento-covo ad Aspra (in provincia di Palermo). L’ex amante del boss rimediò una condanna in primo e secondo grado per favoreggiamento aggravato alla mafia. La Cassazione annullò l’aggravante sostenendo che il rapporto sentimentale con MMD escludesse l’agevolazione di Cosa Nostra.
Ora Maria e Francesco tornano al centro dell’attenzione come presunti fiancheggiatori dell’ex latitante. I carabinieri del Ros hanno perquisito le loro abitazioni di Aspra, una casa di campagna e la torrefazione di famiglia (Agorà, "il tempio del caffè", recita il logo classicheggiante), e sequestrato cellulari e pc. Maria ha lavorato per anni alla Sud Pesca, impresa di conservazione del pesce di Carlo Guttadauro, fratello del cognato del boss, Filippo. Francesco – assunto insieme all’altra sorella Paola nella clinica di Bagheria dell’ingegner Michele Aiello, prestanome di Bernardo Provenzano – è stato l’autista di Messina Denaro all’inizio della latitanza e nel 2019 dichiarò che i servizi segreti gli avrebbero "offerto un milione e mezzo, mi hanno detto “ti cambiamo la vita per sapere dove si nasconde l’uomo più ricercato d’Italia“". Si rifiutò. Mesi – che nel ’94 avrebbe accompagnato Messina Denaro alla clinica Barraquer di Barcellona dove si operò alla retina – non ebbe problemi a dire in tv: "Ogni cosa l’addossano a lui. Ce l’ho sempre nel cuore, è una persona perbene".
Proprio mentre gli investigatori passano al vaglio le versioni delle donne che nei giorni scorsi si sono presentate spontaneamente da carabinieri e polizia a dire che sì, loro quell’uomo l’avevano frequentato, ma non sapevano chi fosse, ecco che rispunta dal passato una donna che invece Matteo lo conosceva davvero. Dal 1994 al ’96, Messina Denaro trascorse la latitanza tra Aspra e Bagheria, ospite di Maria.
Nonostante la latitanza, i due non si facevano mancare momenti di intimità e svago, come la vacanza in Grecia nel giugno 1994: Maria è sul traghetto da Brindisi con un uomo, i cui documenti dicono chiamarsi Matteo Cracolici. Ma è un altro Matteo, Messina Denaro. Il documento è vero, di un vero Matteo Cracolici, che pochi mesi prima ne aveva denunciato lo smarrimento alla stazione dei carabinieri di Brancaccio, ma invece sarà arrestato per aver prestato la sua identità – come avrebbe fatto decenni dopo Andrea Bonafede – al boss. Poi sarà condannato anche per traffico di droga. Un’altra vacanza Maria e Matteo la fecero nell’agosto 1995 in un residence messo a disposizione dal boss Vito Mazzara (il mandante dell’omicidio di Mauro Rostagno) a San Vito Lo Capo, con tanto di escursioni nella suggestiva riserva naturale dello Zingaro.
Maria era la custode dei segreti e delle passioni di Matteo. "Avrei voluto conoscerti fin da piccola e crescere con te, sicuramente te ne avrei combinate di tutti i colori perché da bambina ero un maschiaccio", scrisse in uno dei tanti pizzini decisivi per incastrarla la prima volta (alcuni erano in casa di Filippo Guttadauro, cognato del boss e padre di quella Lorenza che lo zio Matteo ha scelto come avvocato difensore). Nel 1995 svelò persino la mania di MMD per i videogame: "Ti prego non dirmi di no, desidero tanto farti un regalo. Ho letto sulla rivista dei videogiochi che è uscita la cassetta di Donkey Kong 3 e non vedo l’ora che sia in commercio per comprartela. Quella di Secret Maya 2 ancora non è arrivata". E Tecla-Mary concludeva, immancabilmente, "sei la cosa più bella che ci sia".