Martedì 2 Luglio 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Cronaca

Lavorare nella morsa dell’afa. "In campi e cantieri si rischia. Vanno adeguati turni e vestiti"

Nei giorni scorsi quattro persone sono morte per le alte temperature, non solo anziani tra le vittime. Il medico d’azienda: ondate sempre più frequenti, anche le imprese devono cambiare abitudini.

Caldo, lavoratori a rischio

Caldo, lavoratori a rischio

Roma, 16 luglio 2023 – Un operaio 44enne morto martedì a Lodi mentre installava cartelli sulla strada vecchia cremonese; un addetto alle pulizie sessantunenne deceduto mercoledì in un magazzino di un consorzio agricolo di Legnaia, a Firenze; un operaio di 66 anni ha perso la vita giovedì mentre lavorava in un cantiere vicino al fiume Trebbia, nel Piacentino. Di ondate di calore si muore, non solo tra gli anziani, ma anche tra i lavoratori.

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Come sopravvivere al caldo record

"Le ondate di calore – dice il dottor Pietro Antonio Patanè, presidente dell’Anma (Associazione nazionale medici d’azienda) non sono più eventi eccezionali, ma stanno diventando consuetudine. L’impatto sul mondo del lavoro è purtroppo importante e le misure di prevenzione vanno pensate e attuate per tempo invece di farsi cogliere impreparati nel mezzo dell’estate".

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Quali sono i lavoratori più a rischio?

"Quelli che sono impiegati all’aperto, in diretta esposizione ai raggi solari, e quindi in primis i lavoratori agricoli, quelli che si occupano della manutenzione delle strade e i lavoratori delle costruzioni: sono tutti esposti al rischio di colpo di sole. Ma anche i lavoratori che operano all’interno di impianti industriali o artigianali che hanno all’interno temperature elevate – dai capannoni con inadeguato ricambio d’aria alle acciaierie – che seppure non sono esposti a irraggiamento solare diretto ma sono soggetti a colpi di calore".

La normativa che tipo di salvaguardia prevede per i lavoratori?

"Il decreto 81 del 2008, più volte aggiornato, anche recentemente, prevede la corretta informazione sui pericoli presenti sul luogo di lavoro, la formazione relativa alla sicurezza dei lavoratori, la sorveglianza e messa in sicurezza degli ambienti di lavoro al fine di prevenire infortuni o malattie professionali avviando le opportune azioni di prevenzione aziendale valutando tutti i rischi, non solo quelli detti “tabellari“ e anche effettuando la sorveglianza sanitaria dei lavoratori. Possiamo dire che il quadro normativo è solido".

Eppure si muore ancora. Concretamente, come si riduce il rischio in vista di una ondata di calore?

"Una misura importante è prevedere una regolazione dell’orario lavorativo che preveda una interruzione del lavoro nelle ore più calde, ormai facilmente prevedibili anche giorno per giorno sulla base delle previsioni meteo. Importante anche la previsione dell’assunzione di liquidi e l’uso di abbigliamento adeguato. Opportuno anche prevedere per i nuovi assunti un periodo di acclimatamento".

A suo avviso le aziende fanno quanto previsto dalla normativa?

"Normalmente sì. Sicuramente lo fanno le grandi aziende ma anche la maggioranza delle medie e piccole imprese. Ma dobbiamo lavorare perché lo facciano tutte, senza eccezioni".

La vigilanza a chi spetta?

"Alle Asl e all’ispettorato del lavoro".