Mercoledì 31 Luglio 2024

L’autore Rai e il post sulla premier. Tv di Stato, è polemica

Cassini nel mirino della maggioranza per le parole contro Meloni. E lei: “Strumentalizzato da alcuni giornali il report di Bruxelles”

L'autore televisivo Dario Cassini

L'autore televisivo Dario Cassini

Roma, 31 luglio 2024 – Un clima incandescente, quello che circonda la Rai e il suo futuro. Mentre la maggioranza non riesce a trovare accordo sul nuovo cda di viale Mazzini, (ormai scaduto e in prorogatio l’attuale, tutto da costruire il prossimo, ndr), e si rincorrono le voci di una volontà sotterranea dell’Esecutivo di alienare una parte consistente (il 50%) delle azioni della tv pubblica per fare cassa, ma anche per eliminare ogni ruolo del governo sulla Rai (questione tuttavia smentita dalla premier Meloni), ieri a innescare l’ennesima polemica ci si è messo un post scritto da Riccardo Cassini, autore delle trasmissioni di Stefano De Martino, a commento della foto della premier con la sua bimba a Pechino. Parafrasando un noto detto popolare, Cassini ha commentato la foto con la frase “la mamma dei fascisti è sempre in Cina”, scatenando la protesta della maggioranza che ha subito parlato di odio ideologico, violenza gratuita, squallore. “Ora trascinare anche i bambini in quella che, venendo da sinistra, evidentemente sarà definita legittima ironia – ha commentato il presidente dei senatori di FI e componente della Vigilanza Rai, Maurizio Gasparri – ci pare una pessima caduta di stile”. Di seguito sono arrivati Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, di FdI (“Pessimo stile animato da pedestre pregiudizio ideologico”) e Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia (“Qualcuno ancora oserà parlare di Telemeloni, quando ‘professionisti’ del servizio pubblico si lasciano andare a tali disonorevoli propalazioni frutto di odio e livore?”)

Come se non bastasse, scoppia poi quello che in molti hanno già ribattezzato come “editto cinese”, versione aggiornata di quello bulgaro di Silvio Berlusconi contro Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi. Stavolta ad attizzare lo scontro sono state le parole pronunciate a Pechino dalla presidente del consiglio Giorgia Meloni sulla “strumentalizzazione” del report di Bruxelles sull’Italia. Gli “accenti critici” su premierato e libertà di stampa, ha detto la premier, non sono farina del sacco dell’Ue, ma solo citazioni “di alcuni portatori di interesse, diciamo stakeholder: il Domani, il Fatto Quotidiano, Repubblica...”. Una “lista di proscrizione”, l’hanno subito definita le opposizioni.

E poi ci sono le nomine. Venerdì prossimo, di rientro dal viaggio in Cina, Meloni è intenzionata ad aprire il dossier. “Sulle nomine bisognerà procedere anche perché si è dimessa la presidente, quindi è sicuramente una cosa da quale dobbiamo occuparci”, ha spiegato la premier. Già venerdì, al massimo lunedì – spiegano fonti della maggioranza – dovrebbe tenersi un vertice del centrodestra per chiudere il cerchio sui nomi, a partire dal presidente che deve avere l’avallo dei due terzi della Commissione di Vigilanza con il necessario soccorso, quindi, di una parte dell’opposizione”.