Venerdì 21 Marzo 2025
GIOVANNI BOGANI
Cronaca

L’attrice Sara Ciocca: "A teatro porto la forza di quella ragazza"

La 17enne ha interpretato Saman in un monologo "Era italiana, voleva solo poter amare e sognare"

La 17enne ha interpretato Saman in un monologo "Era italiana, voleva solo poter amare e sognare".

La 17enne ha interpretato Saman in un monologo "Era italiana, voleva solo poter amare e sognare".

Sara Ciocca è l’attrice giovane più straordinaria del panorama italiano. Diciassette anni di talento puro, parla con la proprietà di linguaggio di una linguista, mescola razionalità e passione: cita come esempi musicali Louis Armstrong e Nina Simone. Sembra venire da un altro pianeta. L’abbiamo vista in ‘Nina dei lupi’, ne ‘La dea fortuna’ di Ozpetek, nel ‘Ragazzo dai pantaloni rosa"’in questi giorni in uscita su Netflix. Sara – che incontriamo al festival Cortinametraggio, in corso a Cortina – ha portato a teatro, con coraggio, la storia di Saman Abbas. Lo ha fatto in un monologo di un’ora e un quarto, il suo esordio teatrale. "Saman, vita e morte di una ragazza italiana" è andato in scena al teatro Off Off di Roma all’inizio di febbraio. E si parla di una sua ripresa in scena, in giro per l’Italia in autunno.

Da dove nasce lo spettacolo? "Il testo è stato scritto da Francesco Apolloni e Gianni Cardilli, ed è liberamente ispirato al libro ‘Saman. Vita e morte di una ragazza italiana’ di Elisa Pederzoli e Jacopo Della Porta. Ma io stessa mi sono permessa di scrivere una sorta di ‘lettera aperta’ a Saman, che recito sul palco".

Chi è per lei Saman? "È una ragazza italiana, una ragazza che amava se stessa, amava la vita, voleva amare ed essere amata, voleva sognare, voleva una vita libera e felice. Una ragazza che è stata portata al macello. E io, di questa ragazza, ho immaginato la vitalità, il corpo. Perché in un momento come l’adolescenza, un momento di sogni, il corpo è qualcosa di cui prendi possesso, il corpo è qualcosa che comincia a piacerti. Ho scelto di rappresentarla attraverso le parole, ma anche attraverso la danza, la musica, il suono. Cerco di raccontare la vitalità di una ragazza la cui esistenza è stata spezzata nel momento più bello".

È un personaggio sospeso fra la gioia e la tragedia. "È in bilico tra l’euforia della giovinezza e il dolore di un destino tragico".

Nel monologo c’è anche la danza? "Sì, c’è la danza e c’è anche il canto. Il fisico parla al posto delle parole. Ed è stata una cosa forte: sentire un corpo femminile violentato, ucciso, martoriato, sentire questo corpo sul palcoscenico, la sua energia, la sua forza, è stato liberatorio. Ho sentito, interpretando Saman, una forza ineffabile".

Per la prima volta era da sola su un palco. "Ho sentito molta responsabilità, certamente anche molta ansia. Le persone pagano il biglietto per te, per stare con te un’ora e un quarto. E devono tornare a casa con qualcosa in più. Ho lavorato molto sulla memoria, ma anche sull’elemento fisico, sui movimenti, perché anche quello è qualcosa che va studiato e preparato. Mi sono preparata per quattro mesi. Adesso spero con tutte le forze che lo spettacolo possa andare in altre città d’Italia".