"Dopo la sentenza di condanna di Giacomo ho avuto uno choc e ho perso la memoria. Il 2 luglio ci siamo separati. L’ho invitato a tornare indietro, lui non ha voluto. Non so dove si trovi Giacomo". Sono i primi racconti di Antonella Colossi, la compagna di Giacomo Bozzoli, ai carabinieri. È ricomparsa dopo cinque interminabili giorni. Alle due del pomeriggio una telefonata di Daniele Colossi, il padre di Antonella, ha avvertito i carabinieri. Antonella e il suo bambino, partiti dalla Spagna, erano arrivati in treno a Chiari, dove vivono i genitori della donna. Partiti il 23 giugno dalla loro villa di Soiano del Garda, sono transitati per la Francia e hanno raggiunto Marbella, in Spagna, in un hotel che Giacomo aveva prenotato con un suo documento il 20 giugno, fino al giorno 30. Nella località marittima iberica, il primo luglio, sono stati raggiunti dalla notizia che la Cassazione aveva reso definitiva la condanna all’ergastolo di Giacomo per l’omicidio dello zio Mario Bozzoli, la sera dell’8 ottobre del 2015, nella fonderia di famiglia, a Marcheno.
Quel giorno le loro strade si dividono: Antonella fa ritorno in Italia, Giacomo fa la scelta della fuga e della latitanza. Antonella Colossi non è indagata. Ha vicino, per una forma di tutela, un legale bresciano, l’avvocato Paolo Botticini, che non ha assistito all’interrogatorio. Alle tre del pomeriggio inizia a essere interrogata come persona informata sui fatti al comando provinciale dell’Arma, in piazza Tebaldo Brusato, a Brescia, dove è arrivata a bordo di un’auto "borghese" dei carabinieri. Esce dopo quasi cinque ore, camicetta bianca, i capelli biondi raccolti in una coda di cavallo, occhiali scuri a coprire lacrime di tensione e stanchezza. Tanti i "non so" e i "non ricordo" a punteggiare il suo racconto. Un racconto, secondo una fonte investigativa, "con molto buchi".
La prima tappa di quella che è stata pensata come una vacanza è Cannes. Lì Antonella perde il suo cellulare. Raggiungono la Spagna, in piena armonia. A Marbella la mazzata della condanna cristallizzata per Giacomo. "Fino alla sera della sentenza, il primo luglio, siamo stati insieme, io, Giacomo e nostro figlio. Per me è stato uno choc. Ecco perché tante cose non le ricordo. Il giorno dopo ci siamo separati. Volevo che tornassimo assieme, lui non ha voluto. Non so dove si trovi Giacomo". Il 2 luglio Antonella si registra con il proprio passaporto in un altro albergo. Rimane da chiarire come abbia trascorso le giornate del 2 e del 3 luglio.
Il ritorno in Italia. "Con mio figlio siamo tornati in Francia – racconta Antonella Colossi – con un passaggio in auto. E poi mi sono ritrovata su un treno per Milano. Da Milano ho telefonato ai miei genitori sono venuti a prendermi per portarmi a casa loro a Chiari". La donna ha sostenuto di aver viaggiato con il compagno e il bambino a bordo della Maserati Levante intestata a Giacomo Bozzoli, che la notte tra il 23 e il 24 passa tra le 5.51 e le 6.03 da tre portali-lettori di targa tra Manerba e Desenzano del Garda. È uno dei punti più importanti sul tappeto, uno dei tanti interrogativi in attesa di soluzione.
Se nel periodo compreso tra il 20 e il 30 giugno, era l’interrogativo che aleggiava fino a ieri, l’intera famiglia si trovava in Spagna, chi guidava la Maserati Levante intestata a Giacomo la fatidica notte sul 24 giugno? La convivente di Bozzoli ha spiegato che quella del 20 giugno non è la data dell’arrivo a Marbella ma della prenotazione dell’albergo, fatta con il documento del solo Giacomo. Soltanto quattro giorni dopo l’intera famiglia ha raggiunto l’albergo. L’interminabile giornata di ieri si lascia alle spalle anche la figura di Adelio Bozzoli, il padre di Giacomo, che nella mattinata è comparso nello studio degli avvocati Frattini, difensori del figlio dall’inizio della vicenda e nei tre gradi di giudizio. Un uomo in lacrime.