Martedì 11 Febbraio 2025
ANDREA GIANNI
Cronaca

Lasciò morire la figlia. I giudici sulla mamma: nuova perizia psichiatrica

Milano, abbandonò la bambina di 18 mesi in casa. La svolta in Appello dopo l’ergastolo in primo grado.

La 38enne Alessia Pifferi è stata condannata all’ergastolo in primo grado

La 38enne Alessia Pifferi è stata condannata all’ergastolo in primo grado

Alessia Pifferi, dopo che la presidente della Corte d’Assise d’Appello di Milano Ivana Caputo ha letto l’ordinanza di 4 pagine, ha sorriso e ha abbracciato il suo legale, l’avvocata Alessia Pontenani. I giudici, accogliendo la richiesta della difesa, hanno disposto una nuova perizia psichiatrica super partes, nel processo d’Appello, sulla 38enne – condannata all’ergastolo in primo grado per omicidio volontario aggravato – che nell’estate 2022 abbandonò in casa a Milano e lasciò morire di stenti la figlia Diana, di soli 18 mesi. "Non volevo ucciderla – ha detto ai suoi legali al termine dell’udienza – e spero che questo venga riconosciuto".

Secondo i giudici, la mancata valutazione di elementi come relazioni risalenti all’infanzia di Pifferi renderebbe il "compendio dibattimentale (....) incompleto, lacunoso oltre che a tratti contraddittorio". Le "lacune valutative" riguarderebbero aspetti che "potrebbero in via d’ipotesi assumere un particolare rilievo sia ai fini dell’imputabilità che dei motivi della condotta oggetto dell’addebito", ossia la morte della piccola. Dovranno essere quindi nominati nuovi esperti, eventualmente anche un neuropsichiatra infantile, che potrebbero in teoria arrivare a conclusioni diverse rispetto a quelle dello psichiatra Elvezio Pirfo, perito che aveva ritenuto Pifferi capace di intendere e di volere. Una nuova perizia è "una questione di giustizia anche per Diana", ha spiegato Pontenani, per chiarire definitivamente se "la mamma l’ha uccisa volontariamente o non si è resa conto delle conseguenze delle sue azioni".

Ed è importante scavare anche nel passato dell’imputata, perché "non si può pensare che una bambina che ha turbe all’età di 6 anni e avrebbe subito abusi sessuali possa avere uno sviluppo normale". Per avvalorare la sua tesi, la difesa ha depositato alcune lettere, recapitate nel carcere di Vigevano, dove uno sconosciuto chiede a Pifferi di sposarla: "Lei risponde “sì, ti sposo, ti amo“, dalla missiva si può capire quanto sia fragile". Pontenani ha negato, inoltre, l’ipotesi che Pifferi possa essere stata indotta a simulare disturbi, accusa al centro di un’indagine parallela a carico della stessa legale, di psicologhe all’epoca in servizio a San Vittore e del consulente della difesa.

Si sono opposti a una seconda perizia la sostituta pg Lucilla Tontodonati (ha proposto piuttosto una integrazione sottoponendo i documenti della difesa allo stesso Pirfo) e i familiari di Pifferi, parti civili con l’avvocato Emanuele De Mitri. "Così si allungano solo i tempi – spiega la sorella, Viviana – quando la verità è già stata scritta".