Come vivremo nello spazio? "I progetti a livello concettuale sono molti – risponde Valentina Sumini (foto), architetta e ingegnera, che al Mit di Boston lavora sulle ’case’ da abitare fuori dell’orbita terrestre –; la sfida più grande è realizzare un’infrastruttura permanente sul suolo lunare. Ma pensando anche a Marte".
Qual è l’ostacolo più grosso? "La sicurezza e lo studio dei materiali da utilizzare, che devono proteggere dalle radiazioni cosmiche e dall’impatto dei micro meteoriti".
A che punto siete? "Assieme all’università di Bologna stiamo facendo analisi per ottimizzare sia il trasporto dei materiali pressurizzati dalla Terra sia la possibilità di crearli direttamente sul luogo".
Una ricerca affascinante… "Molto, perché i requisiti per un habitat sicuro sono determinanti, come anche la mobilità".
Come funzioneranno questi appartamenti? "Ogni modulo ospiterà 3 o 4 persone. Ma poi c’è tutto ciò che serve ad agevolare l’abitabilità: uno spazio dove creare energia, uno per il riciclo dei materiali e soprattutto quello per la coltivazione del cibo, perché il benessere psicofisico degli abitanti va calcolato per un lungo periodo. E infatti il nostro è un lavoro multidisciplinare".
I tempi? "Un primo insediamento nel 2030".
Solo per astronauti? "Noi lavoriamo per un ecosistema democratico che permetta anche a un poeta di vivere sulla Luna".
Riccardo Jannello