Roma, 7 giugno 2023 – E’ la terza volta che Papa Francesco viene ricoverato al Policlinico Gemelli. Questa volta a causa di un laparocele, ovvero “un’ernia che si forma su una cicatrice dopo un intervento di chirurgia addominale e consiste nel passaggio degli organi interni attraverso le fasce muscolari addominali. A volte, per essere curato, richiede una laparotomia, un’incisione sulla pancia”, come spiega Pierluigi Fracasso, dirigente medico dell'UOC di Gastroenterologia dell'Ospedale Sandro Pertini di Roma, parlando del tipo di operazione a cui sarà sottoposto oggi pomeriggio il Santo Padre.
Quando si chiama laparocele “incarcerato”
Il laparocele si definisce "incarcerato", come nel caso di Papa Francesco, quando l'apporto di sangue alla parte erniata è insufficiente a portare ossigeno, con gravi conseguenze per l'intestino. Il disturbo può essere asintomatico, ma in genere causa fastidio o dolore, soprattutto in caso di affaticamento, esercizio fisico, lunghe camminate, il mantenimento di una posizione eretta prolungata oppure sforzi addominali intensi, come con la tosse e gli starnuti. Nei casi più gravi può verificarsi un'occlusione intestinale con possibile sofferenza vascolare (ischemia) dell'intestino fuoriuscito. Il chirurgo può, con degli interventi manuali, riportare in sede il contenuto presente nel laparocele; quando questo non è possibile e sopraggiungono complicanze è necessario intervenire d'urgenza. Il laparocele può essere trattato solo con un intervento chirurgico. Quando possibile, si prende in considerazione la chirurgia laparoscopica, che con tre piccole incisioni permette l'accesso di una telecamera e degli strumenti di lavoro, controllabili dall'esterno. Nei casi in cui il laparocele sia di notevoli dimensioni può essere necessario un intervento in laparotomia, con un'incisione ampia nell'addome. Sia l'intervento in laparoscopia che quello in laparotomia vengono eseguiti in anestesia generale, con una durata dell'operazione compresa tra le 2 e le 3 ore. Una volta dimesso, il paziente dovrà evitare sforzi fisici per almeno 15 giorni ed indossare una fascia elastica contenitiva, panciera addominale, per almeno un mese.
"Recidive possibili”
Papa Francesco quasi due anni fa aveva avuto un intervento addominale per diverticoli. “Quando si ha un intervento di chirurgia maggiore sull'addome - precisa l'esperto - può crearsi un luogo di minor resistenza dei tessuti attraverso cui possono 'incastrarsi’, ovvero incarcerarsi in termini tecnici, parti dell'intestino, che in questo modo si strozzano, creando occlusioni. Queste occlusioni intestinali possono essere dolorose e anche pericolose, se non si interviene prontamente: a causa della cattiva irrorazione sanguigna, infatti, si possono creare ischemie intestinali, che possono anche andare in necrosi”.
In alcuni casi il problema, precisa, "si riduce con manovre manuali fatte da personale esperto, in altri casi non è possibile. In questo caso, l'equipe medica del Policlinico Gemelli ha ritenuto necessario reintervenire chirurgicamente. La complicanza è abbastanza rara, ma l'intervento è relativamente non complesso. Si fa normalmente in anestesia generale, e consiste in una reincisione sulla cicatrice, quindi nel posizionamento di una rete biocompatibile che andrà a sostituire la parete muscolare dell'addome. Il tempo di ripresa del paziente in genere è di pochi giorni, ma come sempre accade dipende anche dalle caratteristiche e dall'età del paziente”.
"Nel giro massimo di tre giorni si può tornare a casa, ma le recidive sono sempre possibili – spiega Marco Scatizzi, presidente dell’Associazione dei chirurghi ospedalieri italiani (Acoi) -. Se tutto andrà bene il Papa potrà tornare alle sue attività velocemente anche con l'uso di una panciera".