Sabato 21 Dicembre 2024
GIOVANNI PANETTIERE
Cronaca

L’angoscia per la coppia italiana sparita in Israele: "Erano nel bunker poi gli spari". I figli: Roma ci aiuti, papà è malato

I coniugi Kipnis si trovavano in un kibbutz preso di mira da Hamas. Non risultano fra le vittime del raid. La Farnesina ipotizza siano tra gli ostaggi dei miliziani. Sono 150 i sequestrati, nessuno spiraglio per il rilascio

Roma, 11 otobre 2023 – L’ultima volta che li hanno sentiti vivi erano chiusi nella stanza blindata della loro casa nel kibbutz di Be’eri. Tutt’attorno le urla strazanti delle famiglie assaltate, i colpi degli spari dei miliziani di Hamas che rapivano e uccidevano a sangue freddo in quello che è stato il teatro di un vero e proprio massacro: 108 vittime fra anziani, donne e bambini. Era la mattina di sabato scorso e alla porta dei coniugi italo-israeliani, Lilach Lea Havron ed Eviatar Moshe Kipnis – al telefono con uno dei loro figli, Yotam, 29 anni –, c’era un manipolo di islamisti pronti a tutto pur di fare irruzione nella stanza. Dopo quella chiamata della coppia non si è saputo più nulla. Silenzio assoluto, l’unica certezza è che i loro nomi non figurano nell’elenco delle persone uccise dai combattenti palestinesi. Ieri pomeriggio, durante il suo intervento in Senato, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha dichiarato che "i due italo-israeliani è probabile siano ostaggi nella Striscia di Gaza". Possibile, ma non certo, neanche per i figli della coppia.

L’angoscia per la coppia italiana: "Erano  nel bunker poi gli spari". I figli: Roma ci aiuti, papà è malato
L’angoscia per la coppia italiana: "Erano nel bunker poi gli spari". I figli: Roma ci aiuti, papà è malato

"Non siamo sicuri al 100 per cento che i miei genitori siano stati rapiti – racconta Yotam che si è salvato perché aveva dormito a Ramat Gan, vicino Tel Aviv –. Non abbiamo conferme ufficiali, ma abbiamo informazioni che ci portano a credere che siano stati sequestrati: abbiamo tracciato i loro cellulari, che non sono a casa, e c’è un video di terroristi che rapivano persone nel loro vicinato. Riceviamo ancora chiamate dal telefono di papà, ma alla nostra risposta riattaccano. In mancanza di conferme sulla loro morte, la nostra speranza è che siano vivi".

Poi Yotam ricorda l’ultima volta che ha parlato con la madre. "Ricordo la sua voce preoccupata al telefono e all’improvviso il rumore degli spari che rompono i vetri, rumori duri e sconosciuti che entrano nella nostra casa, la telefonata che s’interrompe. Quando li ho sentiti, i miei genitori erano chiusi nella safe room, i miliziani stavano sparando sulla porta della stanza".

Con la coppia vi è anche il badante filippino Paul che assiste Eviatar, costretto in carrozzina. "Mio padre è disabile, ha una malattia neurologica che rende molto debole il sistema immunitario e i suoi muscoli – chiarisce l’altro figlio della coppia, Nadav–. Se i miei genitori sono stati rapiti, come crediamo, speriamo papà possa avere i farmaci di cui ha bisogno. La priorità va data alla vita degli ostaggi, la priorità è portarli subito a casa, speriamo che anche l’Italia possa aiutarci. Mia nonna era italiana, si è trasferita qui in Israele dall’Italia".

Sono oltre 150 le persone sequestrate dai miliziani di Hamas, fra di loro anche cittadini europei e americani. Uomini, donne e bambini di ogni età reclusi nel labirinto dei sotterranei di Gaza. Per la loro liberazione al momento non ci sono sviluppi. I miliziano hanno fatto sapere che non inizierà alcun negoziato fino a quando Gerusalemme non fermerà i bombardamenti nella Striscia. "Non terremo discussioni sui prigionieri e sugli ostaggi in mano delle forze della resistenza" fino alla fine della campagna militare", ha detto il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh.

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